CARABINIERE A ANZIANA SIGNORA: MATTARELLA NON E’ IL MIO PRESIDENTE. SIAMO ALLA FRUTTA

di Giuseppe Pesciaioli*

Maresciallo dei Carabinieri risponde ad una anziana signora, “non è il mio Presidente, non l’ho votato”, un Tenente Colonnello si dà a turpiloqui sessisti nei confronti di allieve dell’Accademia Militare dell’Esercito, un Generale dell’Esercito scrive un libro dove evidenzia l’insofferenza verso un percorso legislativo di oltre 70 anni sui diritti costituzionali.

Abbiamo un problema o forse ce l’abbiamo sempre avuto?

Magari oggi la facilità di comunicazione attraverso i social media fa quello che in tutti questi anni un sistema pseudo/omertoso e protezionista delle istituzioni nei confronti di alcune categorie, celava sotto un “velo pietoso” del non deve uscire niente fuori dalle mura delle caserme, la famosa frase “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

E ci vorrebbe una lavatrice a sola candeggina, non gentile per intenderci.

Quando una frase sgretola un’Istituzione e la sua essenza, detta per di più da figure che rappresentano corpi importanti dello Stato a cui è delegata la difesa nazionale e l’ordine pubblico, se ne dovrebbero preoccupare in primo luogo i politici, i vertici, la magistratura ma soprattutto la società civile; cosa che non sta succedendo.

Quando emergono questi fatti, decisamente incoerenti rispetto ai ruoli istituzionali di chi li provoca, non si evidenzia solo la pochezza o l’estrema superficialità di chi le dice, ma qualcosa di più profondo, ovvero la decontestualizzazione del proprio essere Istituzione dall’essere “semplice” cittadino.

Si è vero che c’è la libertà di stampa e Dio salvi questo sacrosanto diritto, ma si possono dire anche delle megagalattiche stronzate perché la libertà te lo consente, ma poi te ne devi assumere anche la responsabilità.

Non solo tu attore e artefice di quello che hai detto e fatto, ma soprattutto chi viene pagato profumatamente per far rispettare la legge, i regolamenti e soprattutto l’aderenza etica, civile e morale dell’Istituzione che la Repubblica ti ha affidato affinché tu, Comandante, la preservi da chi apre bocca e gli dà fiato senza pensare alle conseguenze che questi atteggiamenti procurano sull’opinione pubblica.

Insomma un Carabiniere che dice “non è il mio Presidente”, non può essere annoverato in un “pourparler”, in primo luogo perché il Presidente della Repubblica è anche e soprattutto il Capo Supremo delle Forze Armate (almeno così dice la Costituzione) e dire che non è IL TUO Presidente nonché Supremo Comandante, è come dire che se non ti scegli il tuo diretto comandate non esegui gli ordini o perlomeno ti riservi di non riconoscerli. E’ estremamente grave.

Un Tenente Colonnello che sproloquia di insulti sessisti e di bassissimo profilo civile nei confronti di sue subalterne, che gli sono state affidate per la formazione militare in virtù di uno status di comandante e che per effetto di questo da lui dipenderà il loro futuro carrieristico militare e che il sistema (tutto) non si sia mai accorto in nessun modo di questi avvenimenti, che certamente non saranno isolati, ci rimandano a quel detto tipico di sistemi pseudo/omertosi del “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

Immagino che qualcuno dirà che l’indagine è stata promossa dal Generale Comandante della Scuola, certo, ma credo per opportunità, ovvero che il tappeto è volato via e la polvere l’hanno vista tutta o per riprendere il detto di prima… la lavatrice s’è rotta e in lavanderia pubblica, i panni sporchi l’hanno visti tutti.

Quindi che fai? Ognuno si salvi il proprio destino e così a mali estremi, estremi rimedi, prima che mi si ritorca contro, scaglio l’attacco. Per carità, c’è sempre l’eccezione ma la sporadicità di queste manifestazioni di giustizia ci dice che si fa proprio quando non se ne può fare a meno. Quindi l’estrema cura piuttosto che la prevenzione attraverso un attento controllo delle attività istituzionali.

E si, la Cavalleria dell’Esercito Italiano, pregio istituzionale, vanto di chi indossa quelle mostrine, infangata da uno sproloquio da bassifondi.

Ce ne sarebbero da dire di cose, consiglierei al Generale di indagare anche sul suicidio del Caporal Maggiore Capo Daniele Bartolucci del Reparto di Cavalleria di Grosseto e le vicende legate a lui in conflitto con l’allora comandante e la famosa vicenda delle adunate nel piazzale con temperature gelide e il divieto di indossare la giacca a vento. Che vuoi, se i cavalli non la indossano… .

Parliamoci chiaro, in una accademia non c’è solo il comandante e due o tre allieve così come in un Reparto, ci sono centinaia di persone che probabilmente si sono girate dall’altra parte e fatto finta di non sentire e non vedere.

Ma di cosa ci si meraviglia poi non si capisce, ovvero se un Generale attraverso una pubblicazione, legittima sotto il profilo del diritto alla libera espressione di pensiero, ci dice chiaramente che le donne …, che gli omosessuali non sono normali “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!” e altre affermazioni, non ci strappiamo le vesti ma abbiamo una cartina di tornasole di quale è il pensiero dominante o comunque ampiamente tollerato della gerarchia militare, non tutta certo, ma il non tutta non basta, perché esiste anche il buon senso di stare al proprio posto, ovvero relazionare attraverso i canali ufficiali il proprio dissenso, senza compromettere un’intera istituzione e gettarla nell’agone politico e speculativo.

E non mancano mai gli speculatori o approfittatori, infatti chi se lo vorrebbe accaparrare per scopi politici e chi invece ne approfitta per lanciare anatemi contro una categoria o una Istituzione.

Una cosa al Generale del “Il Mondo al Contrario” gliela riconosco, ci ha messo la faccia, non si è nascosto, ha detto io sono così, quindi criticabile se non si condividono le sue tesi, ma la mascherina se l’è tolta da solo. Dice o con me o contro di me, non fa una piega, il collega Tenente Colonnello… .

Ma non ci possiamo stupire anche di altri e più gravi situazioni, l’ignavia della politica, ovvero quella spiccata propensione a non capirne niente dell’universo militare e continuare a capirne meno, a continuare ad ascoltare solo i campanellini che risuonano all’unisono non per il bene dello stato, ma bensì per il consenso elettorale o la condivisione del potere, perchè di questo si tratta.

Così è capitato con la legge sulla sindacalizzazione delle forze armate avvenuta per conseguenza di una sentenza di Corte Costituzionale, che ha dovuto mettere in pratica la Carta Sociale Europea sottoscritta dall’Italia, altrimenti anche in questo caso, come già avvenne nel 1999 con la sentenza 449, la stessa Corte avrebbe solo sensibilizzato e non sentenziato affinché il Parlamento legiferasse in merito e peccato che il Parlamento è stato decisamente poco sensibile allora come adesso. Si doveva attuare una rivoluzione, non un ritocco.

Infatti nella legge 46 del 2022, i sindacati militari sono sottoposti ad una serie infinita di limiti ridicoli ed è la manifestazione chiara e palese di come i “Generali” e i “politici”, se la suonano e se la cantano.

I Padri Costituenti si rigirano nella tomba, quelli morti ammazzati per qualche progresso di civiltà sono morti invano e si trasformano vittime del loro ambizioso progetto, che stenta a realizzarsi perché la democrazia senza la formazione del cittadino democratico consapevole dello spirito costituzionale, è come un bambino che si fa giocare con una bomba a mano con il rischio che tutto si polverizzi.

*Vice Presidente ASSODIPRO

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