Che fastidio i disabili (ma che eroico quello sconosciuto)

Gentile e stimato, Signor Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cortese e stimato, Signor Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, stimato ed apprezzato, Direttore de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Travaglio.

Voglio raccontarvi quanto accadutomi qualche giorno fa, conscio che non tutti hanno una buona educazione e senso civico, parole difficili per tanti da comprendere oggi, in questa società ricca di arroganza oltre all’ignoranza con una cultura media bassa, non tutti certo ma, andiamo avanti nel racconto:

è una bella giornata di sole qui a Treviso e nei dintorni, e mi piacerebbe poter fare una passeggiata con mia moglie che è una “Disabile” o “Portatrice di Handicap”, decidete voi quale termine vi piace di più, visto che purtroppo a tanti non piace.

Andare in giro con lei però molte volte diventa difficoltoso, poiché avendo una disabilità motoria, molte volte non si trova un parcheggio.

 O perché vi sono dei gradini, o perchè non c’è la rampa, o perché non funziona l’ascensore, o per mancanza dell’elevatrice per la carrozzina disabili, questa semplice attività diventa molto ardua per noi.

 Ma torniamo a questa bella giornata di martedì 26 settembre 2023, ed alla voglia di sentire un poco del tepore del sole da parte di mia moglie, magari su una delle rive del Sile (questo fiume che divide la provincia di Treviso).

Stanca dei soliti percorsi mia moglie vuole passeggiare lungo le rive del Sile, come accontentarla.

E’ una zona tranquilla e vi sono tanti parcheggi, compresi 2 (due) per disabili. Generalmente, quando ve ne sono almeno due, uno è sempre libero, anche se magari l’altro normalmente è occupato da chi non ha nemmeno il Pass Invalidi. Arrivato quasi in riva, alla fine dei parcheggi, noto subito che gli ultimi due parcheggi riservati ai disabili sono occupati (allego foto auto 1 e 2).

Perciò mi rassegno a parcheggiare un poco prima, nonostante la presenza di buche od altro, dove trovo libero e dove magari la carrozzina può essere aperta e far salire la moglie.

Mentre avanzo verso la riva con mia moglie, vedo un paio di signori avanti negli anni. Uno di questi signori dopo che ci aveva visto, con uno scatto và davanti alle due macchine parcheggiate nei due posti disabili, e capisco che vuole verificare che avessero esposto il Pass Disabili.

Li fotografa e venendo verso di me mi informa che avevano parcheggiato senza Pass Disabili.

Abituato e rassegnato, cerco di consolarlo (io a lui, sembra quasi una barzelletta), dicendogli che siamo in Italia, ovvero in uno splendido Paese, a cui purtroppo a molti pochi interessa qualcosa dei Disabili, dei loro Caregiver e delle loro problematiche. Nel frattempo, gli faccio vedere che di fronte all’inevitabile malvezzo oltre alla maleducazione l’unica cosa che mi viene in mente di fare è di mettere nel parabrezza sotto il tergicristallo un cartello che indichi educatamente che quello che lui ha preso incivilmente è un Posto Riservato ai Disabili (allego il cartello, messo in doppia copia sul parabrezza).

E per la prima volta nella mia vita, quel signore si gira e si dirige verso il locale lì vicino, chiedendo ad una delle cameriere se conoscesse chi avesse parcheggiato nei posti disabili.

La gentile cameriera esterrefatta e molto a disagio, nega di sapere di chi siano quelle due auto, ma l’eroico signore non soddisfatto dalla risposta, si rivolge verso i vari commensali che non sanno o fanno finta di non sapere.

Questo, per me, eroico “Signore” minaccia di chiamare la Polizia Locale, ma nessuno si fa avanti, non soddisfatto il Signore, si sposta verso altri tavolini e posti sulla riva del Sile, ed ecco che un ragazzo si fa avanti, affermando che l’auto è la sua e che aveva parcheggiato lì solo per pochi minuti.

Il Signore invita fermamente il ragazzo a spostare l’auto per farmi parcheggiare nel posto previsto, il ragazzo, probabilmente intimorito dalla voce ferma di quel signore, sposta la sua auto, ed io che avevo già parcheggiato, mi trovo quasi intimato a parcheggiare nel posto previsto per “Disabili”.

E’ incredibile, è la prima volta nella mia vita che mi intimano di spostare l’auto e parcheggiare nel posto disabili previsto e LIBERO.

La cosa triste, purtroppo è, che mia moglie, poco dopo, infastidita ed a disagio per l’accaduto, fatti pochi metri è voluta risalire in auto ed andare via per tornare a casa.

Treviso è una bella cittadina, e la provincia è incantevole, purtroppo oltre agli ultimi episodi di teppismo e bullismo, pochi sanno degli innumerevoli episodi di intolleranza verso i disabili. Purtroppo, io e mia moglie ne abbiamo subiti vari, con l’inevitabile senso di impotenza e di dover solamente subire.

Il parcheggio abusivo su POSTI RISERVATI AI DISABILI però è il fenomeno più evidente ed appariscente, come descritto nell’episodio raccontato ed evidenziato fino ad adesso.

Purtroppo, quanto alcune competenti autorità sottovalutano il problema, lo si può notare anche da come in molti ignorino le chiamate per i parcheggi abusivi. Al punto che persino i dipendenti del Comune di Treviso stesso, tendano a parcheggiare sui posti riservati ai disabili in un modo incredibile (allego foto del furgone del Comune di Treviso).

Tiro giù dall’auto la carrozzina di mia moglie, da 4 (quattro) a 10 (dieci) volte al giorno, lei per la sua disabilità non ce la può fare.

Perciò a questo ennesimo episodio, ho pensato di scrivere alle sole tre persone che avrebbero capito e magari risposto, ovvero al Presidente della Repubblica, al Presidente della Regione Veneto ed al Direttore del giornale “Il Fatto Quotidiano”, oltre naturalmente al Presidente di Assodipro.

Al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che oltre essere siciliano come me, è una carica della Repubblica Italiana, di notevole spessore e sensibilità.

Al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sensibile a ciò che accade nel trevigiano, e per la sua importante carica istituzionale.

Al giornale “Il Fatto Quotidiano” ed al suo Direttore, Marco Travaglio, unico quotidiano – a mio parere – con una diversa sensibilità per questi casi.

Al Presidente Nazionale di Assodipro, Natale Pacino, a capo di un’associazione di cui mi pregio far parte anch’io da tanti anni, che dopo oltre 30 (trenta) anni, continua le battaglie civili e di civiltà di cui necessità questo Paese.

Io per conto mio starò sempre vicino a mia moglie, consapevole che con queste righe non potrò cambiare né il mio Paese nè il mondo, ma nelle mie molteplici difficoltà quotidiane, di cui ho poco o nessun aiuto, mi viene in mente quel libro del Maestro Marcello D’Orta, sui temi di alcuni suoi bambini napoletani, intitolato: “Io speriamo che me la cavo”.

Vi ringrazio dell’attenzione, mi scuso per il tono accorato, ma confido nella Vostra sensibilità.

Con stima ed affetto

                                                                   Salvatore Vinciguerra

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