A cura di Assodipro presidenza nazionale
EDÒTTO agg. [dal lat. edoctus, part. pass. di edocere «informare»]. – Informato di una cosa: sono già e. dei fatti; rendere e., informare. È voce del linguaggio burocr. e pedantesco. PEDANTESCO : Rigido e gretto nell’osservanza delle regole, dei criteri formali.
LA RISPOSTA DI STATO MAGGIORE DIFESA – Difesa,rischio smog? Militari italiani tutelati e a Gibuti nella norma aria e suolo. Replica a articolo Il Fatto Qutidiano (ANSA) – ROMA, 23 FEB – “Le prescrizioni per limitare i rischi di esposizione all’inquinamento dell’aria”, indicate dal Comando Nato di Kabul, vengono puntualmente applicate dal contingente nazionale“. E’ quanto precisa lo Stato maggiore della Difesa a proposito di un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano dal titolo: “La Nato avvisa l’Italia, ‘Smog letale a Kabul’. Ma noi zero controlli”. I militari italiani impiegati nella capitale afgana, sottolinea lo Stato maggiore, “sono sottoposti alle visite mediche d’idoneita’ a premessa dell’invio in area di operazioni e successivamente, durante l’impiego, alle misure di medicina preventiva e alle disposizioni specifiche diramate dallo stesso Comando. Peraltro, all’arrivo in area d’operazioni e a cadenza periodica, tutti i militari vengono EDOTTI sulle specifiche problematiche sanitarie e ambientali, mentre, all’atto del rientro in Patria, per le aree a particolare rischio ricevono un documento attestante l’eventuale esposizione a fattori di inquinamento ambientale, affinche’ ne venga tenuto conto nei successivi controlli medico-sanitari – tanto quelli di verifica dell’idoneita’ quanto quelli periodici – a cui tutto il personale militare e’ sempre obbligatoriamente sottoposto in Patria”. DALLE NOSTRE INFORMAZIONI , scrive il Fatto Quotidiano in articolo di Toni De Marchi e Carlo Tecce sull’edizione cartacea odierna, INVECE, I SOLDATI ITALIANI IN AFGHANISTAN NON HANNO MAI RICEVUTO DISPOSIZIONI SPECIFICHE IN RELAZIONE ALL’INQUINAMENTO A KABUL “ – “In aggiunta e per maggiore tutela – continua lo Stato maggiore della Difesa – periodicamente le Forze Armate effettuano autonomamente analisi ambientali nelle aree d’operazioni, dove sono schierati i militari italiani, attraverso i rilievi condotti da team specialistici del 7/o reggimento NBC (Nucleare, Biologico e Chimico) dell’Esercito e del Centro Tecnico Logistico Interforze della Difesa. Ad esempio, gli ultimi campionamenti in Afghanistan sono stati eseguiti nel mese di dicembre 2017″. Con riferimento, poi, alla base a Gibuti – definita nell’articolo un “mistero” – lo Stato maggiore “precisa che sono stati condotti tutti gli accertamenti necessari a verificare la salubrita’ dell’aria e del suolo, tanto a premessa della realizzazione della base quanto successivamente, e sono stati ottenuti risultati negativi. Peraltro, proprio per maggiore precauzione, e’ stata disposta una verifica, piu’ approfondita e straordinaria, affidata ad un ente esterno alla Difesa – ARPA Lazio – che, nel marzo 2017, ha attestato che ‘tutti i parametri, sia per la matrice terreno che per la matrice aria, rientrano nei limiti di legge previsti'”. Lo Stato maggiore della Difesa, “come gia’ affermato in piu’ occasioni, ribadisce con forza che la tutela della salute dei militari resta una priorita’ ed e’ una precisa responsabilita’ per i comandanti, a ogni livello, di tutte le Forze armate”. (ANSA). MA A SMENTIRE QUESTA “SMENTITA” CI PENSA LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULL’URANIO IMPOVERITO che , a proposito delle analisi condotte nel paese africano cita l’audizione dell’ 8 Marzo del 2017 del Direttore del Centro Tecnico Logistico Interforze NBC, a cui fa riferimento ,lo Stato Maggiore. Il direttore rivela che : “ L’ENTE NON è IN GRADO DI EFFETTUARE ANALISI SUL PARTICOLATO AERODISPERSO e NANOPARTICOLATO “ e a Maggio 2017 sempre davanti ai parlamentari aggiunge che : “ IL CENTRO SI STA ATTIVANDO PER SUPERARE QUESTE CARENZE, ANCHE SE PURTOPPO LA SOLUZIONE NON è DIETRO L’ANGOLO”. Ricordiamo che la BASE DI GIBUTI ESISTE DAL 2003 !
Articolo di Alessandro Mantovani per il Fatto Quotidiano:
“Certo che eravamo a conoscenza del grave problema dell’inquinamento a Kabul e delle indicazioni della Nato, nel 2016 abbiamo fatto anche un comunicato chiedendo l’attenzione dei vertici della Difesa. Ma non ci hanno mai risposto, come non ci hanno mai risposto quando abbiamo chiesto di confrontare i dati sui malati da uranio impoverito, anche per poter fare le opportune distinzioni tra diversi teatri operativi: Afghanistan, Balcani, Iraq”.
Questo racconta Domenico Leggiero, maresciallo in congedo dell’Aviazione dell’Esercito (Aves), presidente dell’Osservatorio militare che da vent’anni segue migliaia di casi di soldati morti o malati di tumori dopo missioni all’estero e attività nei poligoni, consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Gian Piero Scanu che recentemente ha concluso i lavori in termini contestati aspramente dallo Stato maggiore della Difesa.
Nel gennaio 2016 – come scriviamo sopra – il comando Nato in Afghanistan scrisse agli Stati maggiori alleati che i militari a Kabul avrebbero dovuto limitare l’esposizione all’aperto e in particolare la notte e la mattina presto quando è più alto il rischio di inalare particelle inquinanti, nel dicembre 2017 un altro memorandum – riportato ieri dal Fatto – suggeriva controlli medici specifici per chi rientra dalla capitale afghana. “Ma nessuna di queste precauzioni è stata adottata dai nostri vertici militari”, afferma Leggiero. Anche l’inquinamento urbano di Kabul, come le nanoparticelle formate dall’esplosione di proiettili rivestiti con uranio impoverito, potrebbe essere all’origine di malattie neoplastiche che hanno colpito i nostri militari. “Abbiamo – dice Leggiero – una quindicina di persone che si sono ammalate dopo aver svolto missioni all’estero solo a Kabul. Ricordo, tra gli altri, una ragazza. Parliamo di linfomi, tumori delle vie aeree e quindi alla tiroide e ai polmoni e tumori del sistema di filtraggio, cioè al fegato, ai reni, eccetera. Sul nostro sito ci sono nomi e cognomi”.
L’Osservatorio conta circa 7.000 malati e 352 decessi che si ritengono collegati all’esposizione all’uranio impoverito e ad altri agenti tossici o cancerogeni. In una settantina di casi, dando torto alla Difesa, la magistratura ha riconosciuto il probabile collegamento tra l’uranio impoverito e le patologie insorte nei militari, ma è sempre più evidente che gli uomini delle nostre forze armate sono stati esposti a numerosi pericoli a cui va aggiunto l’inquinamento di Kabul.
Conferma un ufficiale dei paracadutisti, il colonnello Danilo Prestia che è in pensione dal 2014 dopo 43 anni di servizio: “Andai per la prima volta a Kabul nel 2002, era stata appena liberata, l’ambasciata italiana riapriva dopo 15 anni. Poi ho fatto altre missioni in Afghanistan fino al 2013 ma non a Kabul. L’inquinamento c’era già nel 2002, il Paese veniva da 23 anni di guerra: l’occupazione sovietic, la guerra civile e poi ai talebani. Non avevano più nulla – racconta il colonnello – bruciavano qualunque cosa per scaldarsi, noi ce ne accorgevamo perché l’inquinamento si respirava ma non se ne parlava. Mai sentito parlare di specifiche precauzioni”.
INTANTO, DOPO I PESANTI COMUNICATI DI CRITICA DI STATO MAGGIORE DIFESA SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE INCHIESTA, Domenico Leggiero, consulente della Commissione inchiesta, ha presentato un esposto alla procura di Roma contro il capo di stato maggiore dell’ esercito generale Danilo Errico, che giorni fa avrebbe detto : “ NON CI VUOLE UNA COMMISSIONE POLITICA MA SCIENTIFICA PER DIRE CHE L’URANIO FA MALE, NON VI È ALCUNA CONFERMA SCIENTIFICA AL CONTRARIO DI QUANTO SOSTIENE LA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA CHE FA CONFUSIONE IN MERITO “ Errico avrebbe parlato cosi il 21 Febbraio davanti al personale del Comando Militare della capitale in via slataper a Roma. “Il personale, scrive Leggiero, tra cui militari malati già riconosciuti contaminati da Uranio SAREBBERO RIMASTI BASITI. Che un alto vertice militare possa gettare discredito su un atto parlamentare allora no, questo atteggiamento in un paese democratico si chiama eversione. La relazione della commissione inchiesta mette una pietra tombale sulla questione : nesso eziologico confermato tra patologie tumorali ed esposizione ad uranio impoverito e conferma che i vertici militari sapevano e non hanno fatto nulla affinchè non si ammalassero 7000 militari di cui 345 deceduti “.
Sulle missioni in Afghanistan, e sui controlli medici pre / durante e dopo missione, o informazioni avute sui pericoli a cui si è sottoposti, sulla reale conoscenza di tutti i pericoli, potete scrive ad Assodipro. Garantiamo l’anonimato e presenteremo le vostre osservazioni alla politica per le eventuali azioni del caso, così come stiamo facendo, raccogliendo pareri e comunicazioni del personale che ci scrive, per i ragazzi impiegati in Strade Sicure .
mail : segreterianazionale@assodipro.org o al presidente Assodipro Salvatore Rullo mail s.rullo@tin.it