Riordino e Contratto. Non ci siamo!

Riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate Atto del Governo n. 118

ARTICOLI 1-12
Revisione dei ruoli del personale delle Forze armate

  •  l’applicazione delle disposizioni transitorie relative all’istituto dell’aspettativa per riduzione quadri (ARQ) a partire dal grado di tenente colonnello a fronte di quanto disposto nel testo vigente dell’art. 2209-septies del COM che limita l’applicazione dell’ARQ ai gradi di colonnello e generale (articolo 1, comma 1, lettera oo).

Cominciamo così la lettura del Dossier del Riordino delle Carriere della Camera e del Senato e ops, piove sempre sul bagnato.

La novità più eclatante è che non ci sono novità, ovvero ancora una volta l’ennesima, scopriamo che il provvedimento più che andare a favore del personale militare inteso tutto il personale, va in un’unica direzione, quella della dirigenza.

Così, dopo aver di nuovo stravolto le posizioni organiche del personale con il famoso concorso 958, di fatto aumentando di 3.889 unità il ruolo Marescialli e incrementando il già alto numero di appartenenti al ruolo e mortificando ancora una volta le aspettative di chi nel 1995 aveva subito una ingiusta penalizzazione e gravi ripercussioni di carriera, la soluzione per gli Stati Maggiori, complice l’assoluta assenza ed inconsistenza dei COCER, scopriamo che non si sana assolutamente nulla ma si premiano i vertici militari, che fino ad oggi hanno solo incassato benefici su benefici a discapito di tutte le altre categorie.

Sembra, infatti, che l’unica preoccupazione degli Stati Maggiori sia soltanto quella di trovare in un modo o nell’altro, la soluzione per aumentare i propri profitti, stipendi, straordinari, indennità e ARQ, ovvero starsene a casa percependo uno stipendio da dirigente per 5 anni, poi passare in ausiliaria per altri 5 fino ad andarsene in pensione con una anzianità di 10 anni in più senza aver lavorato neanche un giorno e siccome la famiglia è grande e non bisogna lasciare indietro nessuno, allora si è pensato bene di estendere l’ARQ anche ai Ten. Colonnelli.

Un po come l’8 settembre del 43, i fanti a morire e il Re e i Generali in fuga, l’arte di salvare la pelle sempre e comunque.

E non finisce qui, diminuiscono gli Ufficiali inferiori e aumentano i gradi dirigenziali che nel 2022 incrementeranno fino a 16.031 dagli attuali 12.816; questo comporterà non solo uno squilibrio rispetto ai rapporti di forza, ma lieviteranno notevolmente i costi del personale e dato che non si fanno distinzioni alcune tra categorie, alla fine apparirebbe come se tutti economicamente hanno migliorato il loro stato, quando di fatto chi beneficerà di tale incremento è solo una categoria, quella dei dirigenti.

Diciamolo, una porcheria inaudita che si ripete sempre e indipendentemente se al Governo ci siano i gialli, i rossi, i neri e i grigi. Insomma la decisione è sempre e comunque in mano dei vertici di Stato Maggiore della Difesa con l’aiuto della incapacità rappresentativa dei COCER (vi consiglio la lettura di questo articolo di Analisi Difesa, delucidante).

E il Ruolo Marescialli? Scrive Analisi Difesa “Era davvero così arduo prevedere degli scatti di anzianità che consentissero di dare un doveroso riconoscimento economico senza inflazionare i gradi apicali delle varie categorie, oltretutto senza adeguati correttivi meritocratici, e addirittura creando un nuovo grado per ogni categoria?” E come non essere d’accordo con tale affermazione.

Quello che succederà riassumendo in estrema sintesi, è che la categoria dirigenziale accentra aumenti economici e benefici pensionistici senza modificare i gradi della categoria, mentre per tutto il resto del personale si moltiplicano i gradi e le qualifiche distribuendo briciole.

E la manovra di bilancio 2019-2020, tabella 11, Ministero della Difesa, con l’ipocrisia di questa frase, raccoglie il senso di tutto,  “L’attenzione del Dicastero si indirizzerà anche ai processi di progressione delle carriere – da improntare ad una maggiore valorizzazione della meritocrazia – attraverso una revisione delle norme che afferiscono alla valutazione ai fini dell’avanzamento a scelta e ad anzianità – alle retribuzioni e al miglioramento generale della qualità della vita. Il progressivo invecchiamento del personale della Difesa, sia civile sia militare, rende indispensabile un processo di sblocco del turn over, per cui
occorrerà valutare tempi e modalità attuative anche alla luce degli obiettivi previsti di riduzione del
personale indicati dalla legge 31 dicembre 2012, n. 244.” 

Se ne avete voglia leggetevi anche questo documento del Ministero della Difesa dove si afferma

“5.1 La condizione militare
La Corte Costituzionale, nell’esprimersi sulla “condizione militare”, ha ribadito ripetutamente la peculiarità della situazione propria del cittadino (militare) inserito nelle Forze Armate rispetto a quella degli altri cittadini.
Ciò in quanto la posizione del cittadino militare si caratterizza tra l’altro per la stretta sottoposizione di questo al rapporto gerarchico ed alla disciplina militare: elementi posti a fondamento del funzionamento delle Forze Armate stesse. Rapporti gerarchici e disciplinari che si concretizzano in precisi limiti ai diritti fondamentali (quali, ad esempio, il diritto di sciopero, d’espressione, d’associazione), alla sottoposizione ad una legislazione speciale (il codice penale militare) e ad uno specifico regolamento di disciplina.” 

L’assurdità di questa frase sta nel dire che i problemi sono di tutti gli appartenenti alle forze armate, mentre i benefici spettano solo ad alcuni.

E la frase finale dell’articolo di Analisi Difesa citato, non lascia alcun dubbio “In mancanza di adeguati correttivi avremo sempre più uno strumento militare piccolo ma sbilanciato e costoso, scarsamente operativo, più adatto, forse non a caso, a riempire le buche delle strade e montare di guardia ai depositi di immondizie che a fronteggiare possibili minacce militari, simmetriche o asimmetriche che siano”.

Giuseppe Pesciaioli

Presidente Assodipro

 

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