TFR in busta paga: flop del provvedimento. L' ha chiesto meno dello 0,1% . La previdenza complementare, sacrificata con tassazione maggiore dal governo ,non parte per chi avrà pensioni da fame

A cura di Assodipro Roma
Nella relazione tecnica della legge stabilità il governo Renzi aveva ipotizzato che, a regime, la norma potesse interessare circa il 40-50% dei lavoratori destinatari dell’operazione
(!) .
IL GOVERNO PARLA DI PENSIONI  nel senso di riduzioni e tagli ( economici e nei diritti ) mentre  sacrifica anche  la previdenza complementare nei fatti  . Ricordiamo che , molti osservatori ( ottobre 2104 ), rilevavano  che  :” la legge di Stabilità alza la tassazione sui rendimenti dei contributi alla previdenza integrativa dall'11,5 al 20% e fino al 26% per i rendimenti dei fondi delle Casse dei liberi professionisti  e che il sistema dei fondi pensione in Italia è tra i più arretrati d'Europa (la raccolta è pari solo il 7% del Pil contro il 60-70% dei paesi Ue più avanzati), l'aumento della tassazione non spingerà di certo i lavoratori a scegliere l'opzione pensione integrativa al posto del Tfr. Ancora di più nei prossimi tre anni, quando si potrà addirittura chiederne l'anticipo”.

Fonte: (www.StudioCataldi.it) di Marina Crisafi : “ Rischia di tradursi in un vero e proprio flop l’operazione Tfr in busta paga scattata il 3 aprile scorso. A rivelarlo è la Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro che analizzando i dati a quasi due mesi dall’avvio della misura introdotta dall’ultima legge di stabilità ha rilevato come meno dello 0,1% dei dipendenti ha fatto richiesta per il Qu.ir. (quota integrativa della retribuzione). Secondo l’analisi, infatti, dalle elaborazioni degli stipendi di maggio (mese in cui è scattata l’ammissibilità della liquidazione richiesta ad aprile), su un milione di posizioni relative alle grandi aziende, soltanto 567 lavoratori (ossia lo 0,05%) per lo più residenti nel Centro Nord (75%) e impiegati nel terziario e nell’industria (rispettivamente 43% e 27%) hanno chiesto l’anticipazione in busta paga fino a giugno 2018, contro le previsioni del Governo che aveva ipotizzato a regime un interesse del 40%-50% dei lavoratori destinatari dell’operazione. Le ragioni del flop, come emerso dalle interviste a un campione rappresentativo di coloro che non hanno richiesto l’anticipo, sono da ricondurre al “prelievo fiscale”, visto che l’anticipo è a tassazione ordinaria.
La convenienza, secondo i calcoli della fondazione dei consulenti esisterebbe, infatti, soltanto per le fasce più basse di reddito, ossia per i lavoratori con redditi fino a 15mila euro, mentre chi è al di sopra di questa soglia subirebbe un aggravio fiscale con un aumento annuale di tasse proporzionale al reddito più elevato”.

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