Breve riflessione sullo spreco di 40 milioni di Euro.

In questo periodo storico del Paese, dove tutti parlano di sicurezza e stringono la cinghia per l’evidente crisi che attanaglia ogni settore della società, non tutti sanno che in quello militare dove giustamente i tagli pesano in termini di efficienza e operatività , vi è un’inutile struttura che assorbe 40 milioni di euro l’anno senza produrre assolutamente nulla: la Rappresentanza militare.
Parlando concretamente di quello che avviene esclusivamente nel mondo Militare è bene sapere che con il DPR 163/2002 venne istituito il sistema di pagamento delle spese di missione c.d. “forfettaria” con lo scopo di essere alternativo al rimborso analitico delle spese di trasferta fuori sede ed omnicomprensivo della diaria giornaliera. Tale indennità , inizialmente di 100 € ogni 24 ore di missione, aveva l'obiettivo di far risparmiare l'Amministrazione e quello di semplificare le procedure amministrative di liquidazione dei certificati di viaggio.
In altre parole il militare comandato a svolgere un servizio presso un altra sede, dopo aver verificato l’indisponibilità di alloggi presso strutture o Enti militari, può optare per il trattamento forfettario. E’ proprio quello che i coceristi fanno abitualmente. E’ strano, che con la grande disponibilità alloggiativa, dovuta alle recenti ristrutturazioni di numerosi complessi originariamente destinati alla leva, i delegati coceristi siano sempre così sfortunati da non trovare mai un alloggio; al contrario di tutti i loro colleghi che puntualmente vengono aggregati vitto e alloggio a carico dell’amministrazione. Strano, molto strano, anche perchè, come vedremo in seguito alcuni di loro optano per la forfettaria per poi alloggiare nelle strutture militari.
Successivamente, con il DPR 171/2007 tale rimborso è stato elevato a 110 € ogni 24 ore di missione ed è stata creata una nuova tipologia (miniforfettaria) di 50 € ogni 12 ore di missione. Sin qui la parte “normativa”. Alcune migliaia di militari che dai Consigli di Base della Rappresentanza (COBAR) fino a giungere a livello centrale (COCER) discutono senza alcuna prospettiva e reale efficacia della condizione del militare. Tuttavia a differenza delle Organizzazioni sindacali, che comunque un peso più o meno importante lo hanno e riescono ad offrire tutela e garanzie ai lavoratori con visibili e concreti risultati, il nulla offerto dai rappresentanti dei militari (c.d. Cocer, Coir e Cobar) ai loro rappresentati, allo strabiliante costo di 40 milioni d’euro/anno, appare un evidente ed un inutile speco di risorse non più sostenibile soprattutto alla luce dei proclami propagandistici che vanno tanto di moda in questi tempi di vacche magre.
Il motivo per cui questo sistema rappresentativo – che opera esclusivamente nel mondo militare, solo perchè previsto dall’arcaica legge di Principio sulla Disciplina Militare (L. 382/78) – continua a resistere alle sempre maggiori spinte popolari, cioè di quegli stessi militari che lo vorrebbero sostituire con un vero e proprio sindacato, è facilmente spiegabile e anche coloro che non conoscono nulla a parte le parate e le recenti sparate propagandistiche – di questo settore atipico della società italiana. E’ chiaro che in un Paese come il nostro, dove la logica delle poltrone, e dei vantaggi che ne derivano, è sentito fino ai minimi livelli dell’organizzazione di ogni struttura pubblica.
In fondo in fondo la motivazione per ogni cosa è il vantaggio personale e che si tratti di prestigio o di soldi è un comportamento che, per quanto esecrabile, rientra nella normalità di una società dove i valori sono solo effimere chimere per nostalgici idealisti. Come tutti voi ben sapete qualsiasi Organizzazione Sindacale svolge le proprie attività autofinanziandosi per la quasi totalità con i proventi del tesseramento che rappresenta direttamente ed immediatamente i gradimento che il Sindacato ottiene dalla platea a cui si rivolge. Contrariamente, nell’ambito militare, questo non avviene e tutte le spese vengono sostenute dalle già povere casse della Difesa e quindi il gradimento dei delegati della rappresentanza militare non viene dalla platea degli elettori, ma solo ed esclusivamente dal vertice dell’organizzazione militare.
Questo gradimento, ovviamente viene ricompensato in modo inversamente proporzionale al soddisfacimento delle istanze che provengono dalla base. Più il delegato sostiene le idee del vertice più egli è gradito. Un esempio di lungimiranza con cui il padrone-vertice ha ammansito un riottoso Cocer è stato quello di prevedere, con un’apposita disposizione, l’esclusività dell’uso del trattamento economico di missione c.d. forfettaria solo per i suoi appartenenti. Ma la furbizia, che alberga sagace nelle menti dei grandi capi, dominando sull’annoiata logica e sulla distratta correttezza, sta nel fatto che mentre una mano scriveva l’apposita norma di favore del delegato forfetizzato, così vengono definiti questa sorta di militari dal doppio stipendio, l’altra ne scriveva una di senso opposto riponendola con cura nel cassetto, ma sempre bene in vista e pronta ad essere tirata fuori al momento opportuno (qualcuno potrebbe pensare che non si sa mai, oggi o domani un concorso e meglio avere la carta di riserva).
Ma allora perchè parlare sì Sindacato, Rappresentanza militare e spese di missione? Quale il nesso logico che lega questi termini? Semplice: Il Sindacato non costa alle casse dello Stato; la Rappresentanza militare si. Da subito la norma pocanzi citata ha costituito per i delegati COCER (in missione per ben 4 settimane al mese (ovvero sempre) un'ottima opportunità di facile guadagno mentre si è dimostrata poco utile per la stragrande maggioranza del personale militare che generalmente viene aggregato presso le strutture militari sia per il vitto sia per l’alloggio. Per i “coceristi” o per quei delegati Coir e Cobar (CC o GdF) dove la competenza Regionale li fa assomigliare a dei piccoli Cocer per la possibilità che gli viene concessa di riunirsi quasi in modo permanente ovviamente la musica è sensibilmente differente tanto che fin da subito sono riusciti a perfezionare e mettere in pratica alcuni meccanismi che gli permettono di ottenere considerevoli utili per l’attività di servizio svolta. Un secondo stipendio spesso molto consistente.
Ora proverò ad elencare alcuni esempi delle prassi seguite dai coceristi, ma bisogna intanto premettere che ognuno di loro, nella peggiore delle ipotesi, ottiene ogni settimana 490 € di rimborso forfettario; 490 x 4 (settimane) = 1960 € (mensili). Il calcolo, per difetto, tiene conto di quattro settimane di missione al mese, ognuna di quattro giorni + 12 ore di missione ma non è raro che l'attività dei “coceristi” sia di cinque giorni a settimana con un incremento di ulteriori 440 € mensili. Giova inoltre precisare che il trattamento “forfettario” è riferito alle spese di vitto e alloggio e non alle spese di viaggio. La maggior parte dei delegati viaggia in aereo spendendo oltre 500 € di biglietto A/R con relativo accumulo di punti millemiglia con cui ottiene premi e/o biglietti gratis da utilizzare per i viaggi familiari.
Adesso con l’aiuto della fantasia proviamo a ricostruire i metodi più utilizzati: 1) Tre/quattro delegati affittano insieme un appartamento e ne condividono le spese. Bastano 600/700 € al mese per affittare in alcune aree di Roma dei comodi e pratici appartamenti. Ogni singolo spende 175 € per alloggiare. Anche le spese di esercizio (acqua, luce e gas) vengono ripartite. Il pasto meridiano, solitamente, viene consumato presso le mense militari al costo inferiore a 5 € . La cena, di solito, prevede una pizza/panino e bibita (circa 10 €) oppure la divisione delle spese per la preparazione di un pasto caldo presso l'appartamento. Ricapitolando: 175 € (affitto) + 25 € (esercizio) + 80 € (pranzi) + 160 € (cene) = 440 € (totale spese mensili). Guadagno netto mensile 1520 € da aggiungere allo stipendio che varia in funzione del grado rivestito. 2) i delegati residenti nelle aree limitrofe a Roma, es. Civitavecchia, Viterbo, Tivoli, Colleferro, Velletri, Caserta, Napoli, etc. sono quelli che maggiormente ne traggono profitto.
Infatti, ogni giorno con treni espressi o regionali in abbonamento rientrano tranquillamente presso le proprie abitazioni e non hanno necessità di affittare casa e di cenare fuori spendendo solo 80 € al mese per i pranzi + 240 € (spese del viaggio) = 320 € (spese mensili). Guadagno netto mensile: 1640 € 3) altri delegati optano per sistemazioni alloggiative di fortuna ovvero pensioni, ostelli, ricoveri religiosi (suore, frati salesiani, etc), foresterie militari (casa aviatore, casa del soldato, etc.) con una spesa massima giornaliera di 30 € per un totale di 480 € mensili per l'alloggio. Per il vitto spendono 60 € a settimana per un totale di 240 € al mese. Totale spese mensili: 720 € Guadagno netto mensile: 1240 € 4) esiste anche qualche delegato con la passione del “camper” con il quale si risparmiano le spese di alloggiamento. Spese di vitto: 240 € mensili.
Guadagno netto: 1720 € 5) esiste anche la tipologia dei delegati che alloggiano e mangiano presso parenti/amici residenti a Roma. Guadagno netto mensile 1960 € A tutto questo si aggiunga la recente notizia che parla di prevedere l'aumento dell'indennità di missione oraria da 6 euro/ora di viaggio ad 8 €, ovviamente cumulabili con la forfettaria. Questo sarebbe un altro introito (mediamente 70/100 € in più ogni settimana) per ogni delegato c. d. forfetizzato. Infine i delegati sono percettori del cosiddetto gettone di presenza e dell'eventuale straordinario svolto. Ovviamente le metodologie sopramenzionate per guadagnare qualche soldino in più potrebbero essere il frutto di una pura invenzione o di una fervida fantasia. Anche nelle storie inventate può esserci un fondo di verità.
Purtroppo questi facili guadagni di alcuni hanno un costo che soventemente, oltre a tradursi nel più totale disinteresse per le problematiche che affliggono personale rappresentato, rende inesistente lo stesso strumento rappresentativo finendo con farlo divenire un paravento semmai idoneo a soddisfare gli umori e le velleità di un vertice militare le cui mire politiche spesso si tramutano in un pericolo per l’intera società italiana. Il delegato sindacale, come potrebbe essere un qualsiasi appartenente alla Polizia di Stato, non percepisce nulla tranne i rimborsi documentati (spese di viaggio). La cosa che appare immediatamente evidente, quindi, è che il poliziotto che fa attività sindacale è uno che crede nello strumento e nell’efficacia dell’azione rivolta ai colleghi; il cocerista invece, crede sempre che l’idea proposta dal vertice sia la migliore e la sposa senza mai consultare la sua base (quando lo fa, se proprio vi è costretto, adotta tecniche dissuasive e, rimanendo indifferente alle pomodorate che gli scaglia la platea, riesce a far giungere al vertice il messaggio che anche il pomodoro (marcio) è molto maturo e consapevole di dover sostenere una salda unità attorno alle decisioni del vertice e tutto questo per mantenere quel posticino che gli frutta un mucchio di soldi extra. Non male per stare ore seduti ad un tavolino a chiacchierare del più o del meno in attesa di approvare la soluzione che viene gentilmente offerta dal vertice.
E magari se si comportano bene (come sono stati addomesticati) forse riescono ad avere il premio più ambito: auto prorogarsi il mandato di rappresentanza e proseguire indisturbati con il benestare di una gerarchia e di una compagine politica per le quali i diritti dell’elettorato passivo e la democrazia sono principi fastidiosi e insignificanti, praticamente inutili. Ciò che avviene nel mondo della rappresentanza militare spesso rispecchia quello che avviene ai vari livelli politici: più alto è il livello, maggiori sono gli interessi, minore è l’attenzione per il popolo.
Mi auguro che il lettore possa aver tratto alcuni seri spunti di riflessione e magari, tra una partita di calcio e una puntata del grande fratello, possa decidere di domandare ai Ministri Brunetta, La Russa e Tremonti se non sia il caso di concedere finalmente anche ai militari il diritto sindacale cosicchè quei 40 milioni di Euro/anno che costa la rappresentanza militare possano, invece, essere utilizzati per aumentare l’operatività delle Forze di Polizia per garantire quella sicurezza di cui oggi si sente tanto la necessità.

Luca Marco Comellini

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