A cura di Assodipro Roma
Nei giorni scorsi ci siamo spesso occupati del gravissimo e preoccupante fenomeno dei SUICIDI nei Carabinieri con gli ultimi casi accaduti in sequenza ed a pochi giorni di distanza uno dall’altro; NON sono in molti a farlo in quanto ” argomento scomodo ” e relegato in poche righe di cronaca. Uno dei motivi dei Suicidi nei Carabinieri è anche lasciare il personale solo in casi gravi .
Ci giungono scritti di situazioni di carabinieri pressati da servizi e turni frequenti che hanno difficoltà a recuperare ore di lavoro o a chiedere licenze per un giusto e normale euquilibrio tra quella che è qualsiasi attività lavorativa e le esigenze di vita familiare. Organico, mezzi, logistica, alloggi, benessere del personale, retribuzioni bloccate, non avere una rappresentanza modello sindacale ed una gerarchia che non ascolta e, “gerarchicamente e carriesticamente” freddamente soltanto chiede, appaiono tutti elementi non sufficienti a garantire una serena attività lavorativa in quello che è uno dei pilastri della sicurezza del paese qual’ è L’ Arma dei Carabinieri.
Il Caso che mettiamo in evidenza lo ritroviamo in una delibera del CoCeR Sezione Carabinieri e ve lo riassumiamo; Nella delibera si parla di una GRAVISSIMA situazione familiare di un militare dell’arma il cui figlio è affetto da una gravissima malattia riconosciuta dalla legge 104; il Bimbo necessita di continua assistenza in quanto , in seguito alla diagnosi di malattia rara è stata presentata domanda all’ INPS e al bimbo è stato riconosciuto lo stato di invalidità con necessità di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita. Inoltre la commissione medica ha riconosciuto il bimbo quale portatore di handicap in situazione di gravità. La sindrome comporta un ritardo psico motorio, assenza di linguaggio, alterazione del ciclo del sonno, problemi di tipo comportamentale. Il Bambino ha la necessità di essere costantemente seguito e vigilato. La necessità continua di assistenza da parte dei genitori, entrambi lavoratori a tempo pieno, sta avendo ripercussioni importanti sull’organizzazione familiare; il bambino ha un fratello più grande, dell’età di 11 anni che ha ovviamente necessità di essere supportato psicologicamente per affrontare meglio la malattia de fratello. LA SITUAZIONE è STATA RAPPRESENTATA A TUTTA LA SCALA GERARCHICA attraverso istanza motivata di TRASFERIMENTO AD ALTRO REPARTO del Carabiniere coinvolto in questa situazione e ne è stato investito il Comandante della Legione Veneto, Generale Maurizio DETALMO MEZZAVILLA. La Risposta ? un Desolante Silenzio ! La delibera del CoCeR Carabinieri si chiude con l’interessamento del Comandante Generale del caso in questione scrivendo : “ nessun carabiniere deve mai sentirsi solo di fronte ai problemi “.