“Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.” L’arte della Guerra. Sun Tzu
Partiamo da una piccola riflessione, quella di essere invincibile, di poter fare qualsiasi cosa, di realizzare i nostri sogni senza studiare una strategia e capire le nostre possibilità reali, è sicuramente un modo per fallire prima di cominciare.
Quindi, qualunque cosa pensiamo di fare, qualsiasi cosa pensiamo di ottenere, se non si fanno i conti con le nostre possibilità, il risultato sarà mediocre nelle migliori previsioni, se non un totale fallimento.
Nessun bravo Comandante porterebbe i suoi uomini al massacro, nessun buon condottiero manderebbe le sue truppe allo sbaraglio; per vincere una guerra bisogna avere ben chiara la situazione, avere a disposizione un’ottima logistica e un altrettanto ottimo equipaggiamento.
Poi ci sono i Kamikaze, quelli che sanno di dover morire a prescindere, si lanciano sul nemico nel duplice risultato di morire e far morire e questa non è una vittoria ma un atto eroico che servirà a ben poco alla causa e alla realizzazione di essa.
“Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento bensì sottomettere il nemico senza combattere.”
Questo non significa non mettere in conto delle perdite, bensì limitarle per ottenere il massimo beneficio, vale su tutto quello il detto “è come la vittoria di Pirro, L’espressione si riferisce a re Pirro dell’Epiro, che sconfisse i Romani a Eraclea e Ascoli Satriano, rispettivamente nel 280 a.C. e nel 279 a.C., ma sostenendo perdite così alte da essere in ultima analisi incolmabili, e condannando il proprio esercito a perdere la guerra pirrica.
Quindi vincere per perdere, non rientra nelle intenzioni di chi invece vorrebbe godere del risultato ottenuto con la sentenza della Corte Costituzionale in merito alla possibilità per i militari italiani di godere dei diritti sindacali.
C’è bisogno di una strategia, piuttosto che di invettive e proclami utili solo alla visibilità di chi li scrive, sapendo benissimo di portare ignari accondiscendi ad una battaglia dai esiti incerti ed improbabili. Per combattere non c’è bisogno della sola buona volontà, ma di una struttura solida ed organizzata, che sia da supporto ad una lunga serie di interventi in ambito sociale. La sola politica non basta e nemmeno un unico partito, benchè importante e la storia di questo paese lo insegna.
Come si fa quando abbiamo bisogno di un legale, si cerca di scegliere il migliore, così del medico o di un consulente e il mondo militare che si appresta a far legiferare il parlamento in esecuzione della sentenza della Corte Costituzionale, ha bisogno di avere al suo fianco qualcuno che di quella materia se ne intende e tanto, pena di fare la fine di Pirro, vincere per perdere.
E il pericolo c’è, specie nei personalismi accentuati di coloro che si improvvisano tuttologi, che spronano militari digiuni di ogni esperienza sindacale a fondare sindacati che di fatto avranno una sigla vuota di contenuti e costretti solo a ricorrere a vertenze legali, utili solo ad “ingrassare” studi legali, e come spesso accade, a trarne benefici personali, saranno proprio coloro che incitano alla battaglia e magari prossimi alla pensione, cosicché a pagare il prezzo saranno quelli che rimangono in servizio.
Oggi, il militare italiano ha bisogno di essere tutelato in ogni momento del suo essere in servizio, con una struttura pronta a rispondere alle esigenze in modo veloce ed efficace.
I facili proclami sono appannaggio di chi non ha chiara nè la propria capacità, nè la capacità di tutte le forze politiche ed istituzionali che gli remeranno contro, tutti sappiamo quanto facile è per chi detiene il potere politico ed amministrativo, non solo di penetrare facilmente in simili situazioni cavalcando l’onda dell’euforia ma addirittura di controllarne ogni aspetto e portando gli ignari esaltati ed esaltatori, in un vicolo cieco.
Non parliamo poi del sistema politico italiano, che come tutti sappiamo è talmente volatile ed estemporaneo. che affidare ad una forza politica la possibilità di dotare le forze armate di un sindacato, equivale a dire che al prossimo governo, con cambio della maggioranza, la vittoria conquistata diverrebbe motivo di attenuare la forma sindacale ad una mera rappresentazione di se stessa.
E di casi come questi si sono già verificati con l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e la contrazione dei permessi sindacali, riducendoli a poche ore al mese se non annullandoli del tutto.
“Bisogna combattere con forze proporzionate agli ostacoli previsti”. Napoleone
Allora la domanda a chi vorrebbe fare un sindacato di guerrieri, audaci e coraggiosi quale potrebbe essere?
Avete le forze necessarie? Avete una strategia? Conoscete il nemico? Avete calcolato quali possibilità avete di vincere? Siete sicuri di saper portare a compimento una vittoria, o vi accontentate di vincere la battaglia di costituire un sindacato per poi consegnarlo nelle mani di infiltrati o alte cariche gerarchiche che si infileranno tra voi anche come agnelli solo per rendervi non credibili?
In questa fase ci vuole prudenza, forza, organizzazione e strategia.
Le belle parole e gli urli di battaglia, rischiano solo di fare la fine degli indiani d’America, vinsero la battaglia contro il Generale Custer e furono annientati da un sistema organizzato, armato e sconosciuto agli ignari indiani.
Quindi, dobbiamo allearci con chi ci garantisce la vittoria, non chi vuole vincere una battaglia.
Addetto Stampa Assodipro
Presidente di ASSODIPRO dal 25 ottobre 2018 a novembre 2020, attualmente Vice Presidente
Laureato in Sociologia Indirizzo Economico ed Organizzativo del Lavoro
Attualmente militare in Riserva