A cura di Assodipro
“Nel governo dobbiamo stare in guardia contro le richieste non giustificate dalla realtà del complesso industriale militare. Esiste e persisterà il pericolo della sua disastrosa influenza progressiva. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione metta in pericolo la nostra democrazia. Solo il popolo allertato e informato potrà costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina da guerra militare….in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme”.
QUESTE PAROLE non sono di un pacifista ma di Dwight Eisenhower, 34esimo presidente degli Stati Uniti d’America, pronunciate il 17 Gennaio 1961 nel suo discorso di commiato atto pubblico conclusivo dei suoi 2 mandati prima di passare le consegne a John F. Kennedy. Eisenhower era il classico conservatore americano, come tutti i veri militari non amava la guerra. Sapeva con Von Clausewitz , che aveva studiato a West Point, che essa diventa necessaria quando le ragioni della buona politica sono impotenti. Ma il tempo della pace è della politica. Così come l’uso razionale della forza, non la violenza, è la regola della guerra. In quel discorso di commiato Eisenhower avrebbe potuto limitarsi al rendiconto di quanto avevano fatto le sue amministrazioni con il bilancio largamente positivo. Ma scelse un altro taglio: parlò, lui presidente militare, di industria militare e della influenza negativa sul meccanismo della decisioni in democrazia. Parlava al popolo americano del domani e precorreva i tempi. Guardava avanti anche se sapeva che le preoccupazioni contingenti dell’opinione pubblica erano ben altre.
Né più, né meno quanto accade oggi. Possiamo proiettare le parole del Generale Eisenhower nella nostra situazione , nei nostri giorni e nei riguardi delle spese militari a cominciare dall’ F 35. “ stare in guardia contro le richieste non giustificate dalla realtà del complesso industriale militare e dalle Lobby “ – “Solo il popolo allertato e informato potrà costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina da guerra militare in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme”.
F35. GOVERNO IN PRESSING PER RINVIO, MA PD VUOLE STOP AL PROGETTO TRA I DEMOCRATICI CRESCE LA FRONDA CONTRO I CACCIA-BOMBARDIERI (DIRE) Roma, 1 apr. – Braccio di ferro tra governo e maggioranza sugli F35. Vigilia tormentata per la seduta della commissione difesa della Camera che oggi affronta l`ultimo passaggio dell`indagine conoscitiva sui sistemi d`arma. Il monitoraggio e` stato chiesto dal Parlamento nel luglio scorso, dopo che il dossier F35 ha riportato d`attualità` il tema dei tagli alla Difesa. Elaborata nel corso di sette mesi di dibattito, l`inchiesta parlamentare potrebbe dare i suoi frutti OGGI a Montecitorio. I gruppi parlamentari in commissione Difesa dovranno decidere sugli orientamenti da segnalare al governo nell`acquisto degli armamenti. A quanto apprende l`agenzia Dire da fonti parlamentari, l`orientamento del governo e` di prendere altro tempo, in vista della definizione del “libro bianco” della Difesa, documento che dovrà` fissare entro fine anno il quadro strategico di riferimento per lo strumento militare, gli obiettivi di efficacia e di efficienza. Questo, spiegano, e` il segnale inviato nelle scorse ore ai gruppi parlamentari di maggioranza. Il programma degli F35, in sostanza resterebbenel limbo, ne` cancellato ne` promosso.
Ma lo schema fin qui proposto dalla Difesa non piace neppure a tutto il Pd. In commissione i Democratici sono decisivi, coi loro 20 mèmbri su 42 componenti in totale.Il grosso del gruppo `dem` concorda con la posizione del capogruppo Gianpiero Scanu, in linea con le conclusioni all`indagine conoscitiva, che prevede la sospensione immediata di ogni contrattualistica, con la possibile sensibile riduzione aregime del progetto stesso. “Almeno quindici commissari del Pd pensano che non bisogna andare avanti. Nè adesso, nè quando sarà` pronto il libro Bianco”, spiega un deputato democratico, che chiede l`anonimato, tirando le somme delle diverse `sensibilità`.A loro potrebbero facilmente aggiungersi i sette voti dei Cinque Stelle e i 2 di Sel, una maggioranza di 24 in grado di bloccare ogni diversa ipotesi proveniente dal governo. Per dipanare la matassa e mettere in linea il Pd di governo con quello della Camera, i Democratici si affideranno a una riunione di gruppo, da convocare nelle prossime ore.
“Nel governo dobbiamo stare in guardia contro le richieste non giustificate dalla realtà del complesso industriale militare. Esiste e persisterà il pericolo della sua disastrosa influenza progressiva. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione metta in pericolo la nostra democrazia. Solo il popolo allertato e informato potrà costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina da guerra militare….in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme”.
QUESTE PAROLE non sono di un pacifista ma di Dwight Eisenhower, 34esimo presidente degli Stati Uniti d’America, pronunciate il 17 Gennaio 1961 nel suo discorso di commiato atto pubblico conclusivo dei suoi 2 mandati prima di passare le consegne a John F. Kennedy. Eisenhower era il classico conservatore americano, come tutti i veri militari non amava la guerra. Sapeva con Von Clausewitz , che aveva studiato a West Point, che essa diventa necessaria quando le ragioni della buona politica sono impotenti. Ma il tempo della pace è della politica. Così come l’uso razionale della forza, non la violenza, è la regola della guerra. In quel discorso di commiato Eisenhower avrebbe potuto limitarsi al rendiconto di quanto avevano fatto le sue amministrazioni con il bilancio largamente positivo. Ma scelse un altro taglio: parlò, lui presidente militare, di industria militare e della influenza negativa sul meccanismo della decisioni in democrazia. Parlava al popolo americano del domani e precorreva i tempi. Guardava avanti anche se sapeva che le preoccupazioni contingenti dell’opinione pubblica erano ben altre.
Né più, né meno quanto accade oggi. Possiamo proiettare le parole del Generale Eisenhower nella nostra situazione , nei nostri giorni e nei riguardi delle spese militari a cominciare dall’ F 35. “ stare in guardia contro le richieste non giustificate dalla realtà del complesso industriale militare e dalle Lobby “ – “Solo il popolo allertato e informato potrà costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina da guerra militare in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme”.
F35. GOVERNO IN PRESSING PER RINVIO, MA PD VUOLE STOP AL PROGETTO TRA I DEMOCRATICI CRESCE LA FRONDA CONTRO I CACCIA-BOMBARDIERI (DIRE) Roma, 1 apr. – Braccio di ferro tra governo e maggioranza sugli F35. Vigilia tormentata per la seduta della commissione difesa della Camera che oggi affronta l`ultimo passaggio dell`indagine conoscitiva sui sistemi d`arma. Il monitoraggio e` stato chiesto dal Parlamento nel luglio scorso, dopo che il dossier F35 ha riportato d`attualità` il tema dei tagli alla Difesa. Elaborata nel corso di sette mesi di dibattito, l`inchiesta parlamentare potrebbe dare i suoi frutti OGGI a Montecitorio. I gruppi parlamentari in commissione Difesa dovranno decidere sugli orientamenti da segnalare al governo nell`acquisto degli armamenti. A quanto apprende l`agenzia Dire da fonti parlamentari, l`orientamento del governo e` di prendere altro tempo, in vista della definizione del “libro bianco” della Difesa, documento che dovrà` fissare entro fine anno il quadro strategico di riferimento per lo strumento militare, gli obiettivi di efficacia e di efficienza. Questo, spiegano, e` il segnale inviato nelle scorse ore ai gruppi parlamentari di maggioranza. Il programma degli F35, in sostanza resterebbenel limbo, ne` cancellato ne` promosso.
Ma lo schema fin qui proposto dalla Difesa non piace neppure a tutto il Pd. In commissione i Democratici sono decisivi, coi loro 20 mèmbri su 42 componenti in totale.Il grosso del gruppo `dem` concorda con la posizione del capogruppo Gianpiero Scanu, in linea con le conclusioni all`indagine conoscitiva, che prevede la sospensione immediata di ogni contrattualistica, con la possibile sensibile riduzione aregime del progetto stesso. “Almeno quindici commissari del Pd pensano che non bisogna andare avanti. Nè adesso, nè quando sarà` pronto il libro Bianco”, spiega un deputato democratico, che chiede l`anonimato, tirando le somme delle diverse `sensibilità`.A loro potrebbero facilmente aggiungersi i sette voti dei Cinque Stelle e i 2 di Sel, una maggioranza di 24 in grado di bloccare ogni diversa ipotesi proveniente dal governo. Per dipanare la matassa e mettere in linea il Pd di governo con quello della Camera, i Democratici si affideranno a una riunione di gruppo, da convocare nelle prossime ore.