LA SALUTE DEI CITTADINI MILITARI NON è UN GIOCO: CONTINUA LA QUERELLE DEGLI EX AIUTANTI DI SANITA’

La questione degli ex Aiutanti di Sanità (A. Sa.) e dei Portaferiti disinfettori dell’Esercito italiano non è ancora risolta. Il personale che ha rivestito tale incarico per anni è ancora relegato nel limbo di chi attende un inquadramento professionale per poter svolgere una funzione chiara e condivisa. La grande confusione che si è venuta a creare intorno a questa figura è l’emblema della incapacità delle Forze Armate in generale e dell’Esercito italiano in particolare a dare delle risposte adeguate alle sfide che il progresso della Società e delle professioni hanno comportato.

Seppure la faccenda appaia di estrema importanza per il personale interessato e per le attività di istituto, per il momento, l’unica soluzione trovata è stata quella di variare la dicitura sul Sistema Informativo Gestionale dell’Esercito (SIGE) da A.Sa. a Operatore Logistico della Sanità (OLS), senza che sia stato notificato alcunché ai diretti interessati.

Tutto nasce dalla necessità di riqualificare tale figura non essendo stato più possibile far finta che personale inadeguato potesse continuare a svolgere assistenza sanitaria.

Da oltre sei mesi si sono susseguite attività e prese di posizione da parte di diversi attori nella sfera di interesse della questione. Anche AS.SO.DI.PRO come rappresentante della Società militare e civile è intervenuto con un articolo pubblicato su questo sito dove, dopo dettagliata analisi, ha fatto delle proposte per cercare di uscire dall’impasse fornendo dei consigli di facile attuazione e a costo zero. La speranza era che si potesse cogliere l’occasione per dare finalmente un chiaro segnale di discontinuità con il passato e per dimostrare, una volta per tutte, che i Vertici dell’Esercito si preoccupano veramente della salute del proprio personale.

Purtroppo i consigli non sono stati recepiti, i Vertici militari procedono lentamente ed in sordina  a perseguire l’obiettivo di voler riqualificare detto personale in operatori sanitari d’emblèe, come si evince dalla circolare del Comando Truppe Alpine del 17/04/2019 con cui si da mandato ai Comandi dipendenti di procedere a far confluire le professionalità degli A.Sa e dei Portaferiti Disinfettori nell’incarico principale di OLS.

In modo sospetto, nelle FF. AA. si verifica sempre più spesso il fenomeno della Teoria Groviera dell’Errore dove, una decisione sbagliata (incidente) non è mai frutto di un unico errore di valutazione, ma deriva da una catena di errori, che spesso si verificano in condizioni apparentemente irripetibili. Ognuno, come fette di groviera, può avere singoli buchi, ma solo quando i buchi si allineano, può verificarsi l’incidente. L’esempio calza perfettamente con la questione in discussione, dove il corpo della groviera è la funzione dell’ex A.SA, le fette sono gli attori che sono intervenuti, ognuno con ruoli e interessi diversi; l’incidente è la riqualificazione a OLS. L’errore, aggravato dal dolo, provocato dal forzato allineamento dei buchi delle singole fette, è stato quello di aver preferito una ingiustificabile scorciatoia per la soluzione del problema, piena di contraddizioni, irta di pericoli e fuori da ogni norma di legge.

Tutto potrebbe passare in secondo piano se si trattasse di riqualificare una altra qualsiasi figura professionale nel contesto dell’Esercito, se non fosse che l’ambito di impiego del cosiddetto OLS , opera in un comparto particolarmente delicato deputato ad assicurare la Salute dei cittadini. La forzatura che gli interessati hanno fatto, poiché è stata la stessa rappresentanza di base a stilare una specie di mansionario, è stata quella di fare una incetta ingorda di funzioni prese qua e là nelle professioni sanitarie, tanto da prevedere attività di assistenza diretta e di risposte ai bisogni assistenziali dei pazienti. La figura che ne è scaturita, essendo riconosciuta solo per l’expertise del precedente ruolo già ricoperto abusivamente, deve essere considerata ragionevolmente a rischio di arrecare anche gravi danni alla salute degli utenti, con conseguenze penali, oltre che per se stessi, per il personale medico ed infermieristico alla cui responsabilità e supervisione sono sottoposti, e per i Comandanti/Datori di lavori che sono direttamente chiamati in causa quando si tratta di impiego e gestione del personale.

Le norme dello Stato italiano sono chiare. Perché non sono state rispettate?

Vale la pena fare quattro brevi considerazioni:

  1. L’OLS è una figura che non può essere riconosciuta;
  2. Il Medico/Infermiere non possono rispondere dell’operato dell’OLS;
  3. La sicurezza delle cure deve essere sempre garantita;
  4. La denuncia dell’abuso di professione è obbligatoria.

 

  1. L’OLS non può essere impiegato nelle attività tecniche di assistenza completa del malato in quanto, oltre a non avere una formazione sottesa allo scopo, non è riconosciuta dal Ministero della Salute, quando, lo stesso Codice dell’ordinamento militare (D. Lgs. 66/2010), al comma 2 dell’art. 208, stabilisce che “l’attività sanitaria è consentita al personale in possesso dei titoli per l’esercizio delle professioni sanitarie e delle figure di supporto sanitario, riconosciute dal Ministero della salute, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 213 per i soccorritori militari”.
  1. La stretta responsabilità e supervisione da parte del responsabile dell’assistenza infermieristica o del personale medico presente delle attività dell’OLS va contro ogni norma giuridica. Oltre alla non validità della direttiva essendo contenuto in una semplice circolare evidentemente in contrasto con le norme, il Medico e l’Infermiere non possono rispondere penalmente dell’operato dell’OLS che risponderà invece personalmente delle proprie attività. L’art. 27 della Costituzione italiana stabilisce che la responsabilità penale è personale; nessuno può essere considerato responsabile per un fatto compiuto da altre persone. Il reato è il comportamento illecito e l’esercizio abusivo della professione un aggravante.
  1. Il diritto alla sicurezza delle cure è contemplato in modo inequivocabile dalle leggi cogenti in tema di responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie. La cosiddetta legge Gelli-Bianco (n. 24/2017) ribadisce tale diritto come bene di portata costituzionale; la norma precisa che tale garanzia deve essere assicurata attraverso gli strumenti di prevenzione e gestione del rischio sanitario, in concerto con l’appropriato utilizzo delle risorse a disposizione. Il legislatore revisiona anche la configurazione della colpa grave (derivante da condotta imperita) e prescrive ai professionisti il rispetto delle linee guida dell’arte o, in loro assenza, delle buone pratiche, richiedendone tuttavia l’adeguatezza al singolo caso concreto clinico – assistenziale. La fondamentale revisione terminologica riguarda l’estensione del concetto di responsabilità ricomprendendovi ogni figura dotata di profilo professionale gli esercenti le professioni sanitarie, le uniche che possono svolgere attività assistenziale. L’OLS non avendo alcuna formazione in merito ai fantomatici “compiti, mansioni e competenze” individuati dallo Stato Maggiore dell’Esercito nella circolare 6003 ed. 2018, non può garantire l’appropriatezza e la sicurezza delle cure; tantomeno può essere ricompreso tra gli esercenti le professioni sanitarie non essendo riconosciuto dal Ministero della salute.
  1. In caso di prestazioni sanitarie eseguite in maniera approssimativa o peggio, eseguite da personale non specializzato come nel caso dell’OLS, l’Infermiere o il Medico in quanto incaricato di pubblico servizio/pubblico ufficiale sono obbligati a denunciare all’Autorità giudiziaria reati di cui hanno avuto notizia nell’esercizio o a causa delle loro funzioni (art. 361 del Codice Penale ed all’art. 331 del Codice di Procedura Penale).

 

UN GIOCO PERICOLOSO

Quello portato avanti dai Vertici della F. A. e della Sanità dell’Esercito è una strategia molto semplice, a costo zero, in cui non vi sono regole particolari da rispettare. Anche per la questione degli ex A. Sa. sembra di vivere tragicamente al gioco uno, due, tre, stella!

Si gioca in gruppo: da una parte ci sono i cittadini/utenti militari e civili del Servizio Sanitario Militare (Società), dall’altra gli Organi di rappresentanza, il Comando Sanità e Veterinaria dell’Esercito, lo SME ed il Ministero della Difesa. I primi fanno la conta e controllano, a distanza, le scelte dei Vertici militari e politici. Contano a gran voce uno, due, tre, stella (circolari e norme) e si (ri)voltano di scatto per richiamare gli altri quando individuano eventuali mosse azzardate. Si, perché lo scopo del gioco è di avvicinarsi e raggiungere l’obiettivo mentre la Società è voltata di spalle. Quindi, durante la conta, i Vertici si avvicinano rapidamente, ma quando la Società si volta e li coglie in fallo (di interesse o lobby), questi devono ritardare il loro percorso ritornando indietro. Ma non si perdono d’animo perché è inevitabile che prima o poi qualcuno di loro riesca a prendere la Società alle spalle. Nel caso in questione, vince colui che arriva prima e grida a gran voce “OLS”. A questo punto a lui toccherà stare sotto con la speranza in cuor suo, essendo anch’egli parte della Società, in caso di bisogno di cure sanitaria, di venire assistito da professionisti seri e preparati.

05 Maggio 2019

La Redazione

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