Mentre i neoeletti deputati e senatori si accingono ad iniziare (?) il loro mandato popolare, il popolo sovrano, assiste con diversificate attese ad una liturgia costitutiva degli Organi Parlamentari e di Governo che contiene più di una minaccia rispetto alla realizzazione stabile del quadro istituzionale da attuare. Siamo alle schermaglie tattiche che precedono la trattativa politica per la formazione del Governo o in presenza, date le rigide pregiudiziali messe in campo da chi ha politicamente vinto le elezioni (M5S), di un lavoro di confronto democratico destinato al fallimento? Dobbiamo rassegnarci a tornare alle urne, nella illusione che la saggezza popolare sarà poi capace di realizzare più avanti un nuovo scenario politico idoneo ad orientare il lavoro dei partiti verso auspicati traguardi di stabilità istituzionale? Con prudenza (il lavoro di superamento delle rigidità di Grillo la merita) ma anche con fiducia, è lecito pensare che la saggezza del Presidente Napolitano possa agire da sicuro lubrificante sugli attriti esistenti fra le forze politiche. In tal senso continuano a manifestarsi inoltre, le preoccupazioni e le esortazioni di autorevoli personaggi della cultura nazionale (Benigni, Saviano, Fo, Celentano ecc) che invocano in nome del bene comune da assicurare e proteggere il classico “deponete le armi…e trovate un accordo” (PD-M5S). Esortazioni condivisibili che unite alla fiducia da riporre nel Presidente Napolitano in ragione del Suo dimostrato rigore istituzionale, della Sua capacità di lettura dei problemi sociali, economici e politici che assillano la nostra società, nonché per le idee, i suggerimenti e degli inviti che ha saputo offrire alla stabilità democratica del Paese, consentono di nutrire una qualche speranza circa la fuoriuscita dal pantano in cui la politica sembra annaspare. Il Paese ha bisogno di un Governo che sappia farsi carico dei cambiamenti che necessitano; questo è quanto il corpo elettorale attraverso il voto ha richiesto. C’è bisogno di restituire credibilità e autorevolezza alle Istituzioni; il primo segnale con le elezioni dei Presidenti della Camera On.le L. Boldrini e del Senato, Sen. P. Grasso è in tal senso incoraggiante; c’è bisogno che la politica torni a fare con sobrietà ed umiltà il proprio lavoro dimostrando finalmente quella capacità d’ascolto delle innumerevoli emergenze sociali che a lungo sono rimaste marginalizzate; c’è bisogno che i partiti, senza i quali la democrazia non ha respiro, tornino ad essere strumenti di raccordo fra la società e le Istituzioni e formatori di una nuova classe dirigente politica ed istituzionale. C’è bisogno infine di una ritrovata e rinnovata predisposizione per il confronto politico che, liberata dalla supponenza della irriducibile indisponibilità ad ogni contaminazione (responsabilità) operi per la ricerca di condivisi programmi di rinnovamento generale e per nuovi assetti di Governo. Rispetto a queste esigenze che per le democrazie che conosciamo sono prassi consolidata, appare incredibile la posizione del M5S; indisponibile ad accordi politici per la formazione di un nuovo assetto governativo nonostante la straordinaria opportunità di cui potrebbe beneficiare entrando in coalizione di Governo con il Pd per realizzare quell’invocato cambiamento che né ha determinato il successo elettorale. Ma è il cambiamento, ovvero il profondo rinnovamento della politica e del suo proficuo lavoro che il M5S insegue per offrire risposte a chi lo ha votato e quindi alle emergenze del Paese? Per quanto poco possa contare l’opinione di chi scrive, rimane fuori di dubbio che oggi nelle condizioni determinate dal voto, il M5S potrebbe, qualora lo volesse realmente, incanalare la formazione di Governo verso obiettivi programmatici di alto respiro, condizionare l’individuazione del futuro Premier e della compagine governativa, determinare la durata della legislatura, possedendo esso, come appare chiaro, la chiave utile ad accendere o spegnere i riflettori sul costituendo/costituito Governo. Il M5S potrebbe fare ed ottenere molto, forse quanto la fiducia di chi lo ha votato si aspetta; potrebbe fare ed ottenere molto se la bussola del proprio agire fosse realmente puntata al nord del bene comune del Paese. Più avanti, confidando nel vento di rinnovamento che spira nel Paese, ci auguriamo di poter finalmente commentare il frutto di una ritrovata complessiva resipiscenza della politica. AS.SO.DI.PRO. Il Presidente Emilio Ammiraglia emilioammiraglia@alice.it
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