RENZI fermati ! Ferma la militarizzazione coatta del Corpo Forestale nei Carabinieri. CGIL, 19 Sigle sindacali e CoCeR GdF chiedono di sospendere il provvedimento e dialogare.

Forestale: Cgil, Governo sospenda decreto su militarizzazione e apra confronto Roma, 28 luglio – “Si fermi subito il processo di militarizzazione del Corpo Forestale dello Stato e si apra il confronto con le organizzazioni sindacali e di rappresentanza del comparto Sicurezza e Difesa: in gioco, oltre alla soppressione dell’unica forza di polizia specializzata nella prevenzione e repressione delle violazioni dell’ambiente, vi sono i diritti civili e sindacali di 7 mila lavoratori e lavoratrici”. 
Con queste parole la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi, nel giorno in cui il Consiglio dei Ministri si appresterebbe a varare il decreto che prevede l’assorbimento della Forestale nell’Arma dei Carabinieri, si unisce a oltre venti sigle sindacali e ai COCER per chiedere al Governo di sospendere il provvedimento. “L’Esecutivo ci ascolti, perché non solo non possiamo permetterci di perdere le competenze della Forestale e di minare le libertà personali dei lavoratori, ma – continua Fracassi – non è con la soppressione di un Corpo e con la militarizzazione forzata che si può portare avanti una efficace quanto necessaria riorganizzazione dei Corpi di Polizia”. “L’attuale progetto di riforma – sostiene la segretaria confederale – presenta lacune e criticità che avrebbero ricadute non solo sulla sua riuscita, ma anche sull’obiettivo finale di disegnare un nuovo modello di Sicurezza per il Paese rispondente alle esigenze di tutela dei cittadini. Inoltre, comporta seri problemi riguardanti la salvaguardia del personale”. “Per questi motivi chiediamo che il Governo si fermi e apra un tavolo con le organizzazioni sindacali e di rappresentanza del comparto – conclude Fracassi – che chiedono con una sola voce lo stop al decreto e l’apertura di un vero confronto che possa portare ad una concreta e compiuta riforma”.

I sindacati di polizia scrivono al Governo per dire no all'accorpamento del Corpo Forestale dello Stato all'Arma dei Carabinieri.
Lacune e criticità che avranno inevitabili ripercussioni sul personale“. 
Sono alcuni dei rilievi fatti dalle organizzazioni sindacali di Polizia e i Cocer dei Comparti sicurezza e difesa hanno messo per iscritto in una lettera inviata al presidenza del Consiglio e ai ministeri dell'Interno e della Pubblica amministrazione per chiedere la sospensione dell'accorpamento del Corpo Forestale dello Stato all'arma dei Carabinieri.
Secondo i sindacati il personale subirà “una ingiustificata ed anacronistica militarizzazione 'coatta'”: anche per questo “la posizione pressoché unanime del Comparto è quella di contrarietà alla militarizzazione delle funzioni di polizia ambientale e soprattutto del personale, al quale vanno invece garantite le più ampie ed alternative possibilità di scelta nel transito ad altre Forze di polizia del Comparto“.

I Sindacati e i COCER del Comparto Sicurezza e Difesa si sono riuniti per valutare lo stato di attuazione della delega (legge n. 124/2015, c.d. “riforma Madia”) riguardante la riorganizzazione dell’apparato di sicurezza e difesa e il riordino delle carriere del personale, alla luce della volontà governativa di modificare radicalmente gli attuali assetti istituzionali e funzionali delle Forze di polizia, per disegnare un nuovo modello di Sicurezza per il Paese e renderlo più moderno e rispondente alle esigenze di tutela da parte dei cittadini.

Orbene, proprio con lo spirito costruttivo che ha sempre contraddistinto le scriventi OO.SS. e Rappresentanze Militari ed al fine di assicurare che il delineato processo riformatore porti realmente a garantire maggiore sicurezza e soprattutto a migliorare la qualità del servizio che quotidianamente gli uomini in divisa svolgono con spirito di abnegazione nei confronti dei cittadini e delle Istituzioni del Paese, ribadiamo come sia di fondamentale importanza che tale riforma avvenga nel pieno rispetto dei principi sanciti nella legge n. 121/1981, ovvero nello spirito di una maggiore democratizzazione del sistema della sicurezza del Paese. 

L’attuale progetto di riforma, complice anche l’insufficienza delle risorse stanziate, presenta lacune e criticità che avranno inevitabili ripercussioni sul personale. Emblematico è il caso, ad esempio, del riordino delle carriere, fortemente voluto dai sindacati e dal personale e che è atteso da tutti gli operatori della sicurezza da anni rischia di diventare l’ennesimo tentativo di una parte degli apparati di migliorare esclusivamente le prospettive di carriera delle alte gerarchie delle Forze di Polizia
In tale ambito, la richiesta congiunta che l'intero comparto sicurezza ha avanzato presuppone l'individuazione di maggiori risorse economiche, senza le quali non si riuscirà a garantire maggiore efficienza e l’auspicata riqualificazione del personale. Così come l’assorbimento del Corpo forestale dello Stato, il cui personale, in virtù del transito delle funzioni di polizia ambientale e agroalimentare all'Arma dei Carabinieri, subirà una ingiustificata ed anacronistica militarizzazione “coatta”, con grave perdita di diritti costituzionali fondamentali assicurati ad ogni cittadino della nostra Repubblica, in totale contrasto con lo spirito innovativo della legge speciale n. 121/81, che verrebbe in tal modo profondamente modificata in via del tutto irrituale con un decreto legislativo e attraverso un procedimento di consultazione semplificato e condotto a tappe forzate, che ha privato il dibattito civile, sindacale ed istituzionale del proprio ruolo rispetto alle delicate e centrali funzioni che la legge di riforma della sicurezza ha garantito sin dalla sua approvazione avvenuta ben 35 anni fa! Anche in tale ambito, la posizione pressoché unanime del Comparto è quella di contrarietà alla militarizzazione delle funzioni di polizia ambientale e soprattutto del personale, al quale vanno invece garantite le più ampie ed alternative possibilità di scelta nel transito ad altre Forze di polizia del Comparto. 
Un processo di grande trasformazione del sistema Sicurezza, certamente atteso e necessario, non può fondarsi sull’esclusivo calcolo matematico della riduzione del numero di Forze di Polizia da 5 a 4, quando poi si ignora che in Italia le Forze Armate sono ben quattro, mentre tre sono quelle esistenti in Europa. È indiscutibilmente in atto un processo di sottile aggressione all’attuale modello nazionale della sicurezza, che, facendo leva sullo stato di crisi finanziaria ed economica del Paese, mira al ridimensionamento generale del ruolo centrale delle Polizie ad ordinamento civile nel sistema della Pubblica Sicurezza. Processo, questo, che prelude alla militarizzazione della funzione di polizia con compressione dei diritti di libertà dei cittadini. Peraltro, l’attenzione politica sul sistema delle relazioni interne tra apparati e modelli di rappresentanza, limitato finora al solo settore interessato, ha ormai travalicato il dibattito nazionale, purtroppo, solamente a margine della soppressione del Corpo forestale dello Stato e della militarizzazione del relativo personale
Farà infatti sentire la sua potente azione realmente riformatrice, ben oltre le ricadute delle misure normative in discussione, l’effetto della sentenza CEDU del 5 luglio 2016, fortemente sostenuta da tutte le sigle del Comparto con particolare riguardo alla imprescindibile trasformazione delle Rappresentanze Miliari che in Italia aspettano da tempo un pieno e moderno riconoscimento, al pari di quanto avviene nelle Polizie ad ordinamento civile. 
Tutti questi aspetti, tra di loro connessi e imprescindibilmente collegati, dovrebbero saggiamente essere approfonditi al fine di addivenire ad una corretta, efficace e storica riforma del delicato apparato della sicurezza senza per questo porre le basi anche per una militarizzazione della funzione che, come in ogni paese democratico deve restare civile. 
Per tutto ciò, chiediamo al Governo di sospendere l’approvazione del decreto inerente il transito del Corpo forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri e di sfruttare il maggior lasso di tempo a disposizione per avviare un confronto serrato sui tanti argomenti oggetto di riforma attinenti all’apparato della Sicurezza nella sua complessità e globalità e che, in quanto tali, non possono essere disciplinati con provvedimenti isolati e temporalmente disallineati, dal momento che le eventuali modifiche intervenute in un singolo determinato ambito si riverbereranno inevitabilmente nel contesto generale, rischiando di vanificare quei principi ispiratori della delega Madia di riorganizzazione e semplificazione delle Forze di Polizia volti a razionalizzarne l’impiego e valorizzarne le potenzialità. Attendiamo fiduciosi segnali concreti di vicinanza da parte del Governo per rispondere fattivamente alla richiesta di quell’auspicato confronto con i rappresentati degli operatori della Sicurezza sui tanti temi segnalati, imprescindibile per l’attuazione di una concreta e compiuta riforma, disatteso il quale, sarà inevitabile l’apertura dello stato di conflitto. 
Firmato da 19 sigle sindacali del comparto sicurezza e dal CoCeR GdF 

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