Attenzione all'oggi in attesa del ricorso alla Corte Europea sui diritti sindacali ai Militari. Movimento Militari Democratici (1975) In piazza Militari dell’ Aeronautica, Marescialli e Sergent

Assodipro che esiste da 22 ani , è nata sulla scia del Movimento  e ne raccoglie l’eredità lasciata in termini di richieste di Diritti e Tutele per i Militari.
Oggi , e non a caso, vista la stagnazione delle varie problematiche inerenti il personale militare, I TAGLI E LE RIFORME ANNUNCIATE dal Libro Bianco, l'assenza di  TUTELA e DIRITTI Sindacali per i Militari Italiani a dispetto dei colleghi di molti stati europei dove i diritti sono democraticamente concessi,  in attesa dell'esito imminente del ricorso fatto da Assodipro alla CEDU per i DIRITTI SINDACALI dei Militari, proponiamo una sintesi di quegli anni ed un libro che li racconta sperando che molti conoscano meglio la storia ed i Militari che hanno lottato e lottano per i DIRITTI di tutti
TUTTI I MILITARI DOVREBBERO  CONOSCERE LA STORIA DEL MOVIMENTO che comunque ha ottenuto risultati.
E' LA LORO-NOSTRA  STORIA
.   
A cura di Assodipro, vi proponiamo una sintesi della storia del Movimento Militari Democratici

“….27 marzo 1976, tremila militari in divisa, in maggior parte sottufficiali dell’Aeronautica, manifestano per le strade di Milano. La manifestazione riceve il sostegno di CISL, UIL, del PSI, dei radicali,…” 

La riforma del regolamento di disciplina e il riconoscimento dei “diritti di cittadinanza”, cioè quei diritti garantiti dalla Costituzione repubblicana a tutti i cittadini italiani, anche e sopratutto i DIRITTI SINDACALI, Migliori condizioni economiche e lavorative , erano le motivazioni principali del “movimento” che si stava formando nelle caserme italiane, in particolare in quelle dell’Aeronautica. Accanto a queste rivendicazioni ve ne erano anche, come ovvio, alcune di carattere economico.
Ma quali erano le origini di queste rivendicazioni? Da dove proveniva la richiesta di cambiamento che, in maniera sempre più forte cominciava a levarsi tra le fila dei soldati italiani? E perché queste richieste erano più forti nell’Aeronautica che nelle altre Forze armate?
Le prime esigenze di una sindacalizzazione del personale militare, si manifestarono, in Italia come nel resto d’Europa, all’inizio degli anni ’50. “Nacquero così le prime associazioni professionali di categoria dei militari in congedo, con l’obiettivo precipuo di tutelare gli interessi del personale. Gli stessi, nel 1969, si unirono dando origine all’ANAM (Associazione Nazionale Autonoma Militari)” . Da questa associazione, che aveva nel “Giornale dei Militari” diretto da Giorgio Castellano, il suo organo di stampa, nacque, nel dicembre 1972, il SINAM (Sindacato Nazionale Autonomo dei Militari); nell’ottobre 1974 il SINAM aderisce all’UNSA (Unione dei Sindacati Autonomi), organizzazione vicina alla destra democristiana e sostenuta anche da parlamentari socialdemocratici che si “affezionano” particolarmente al SINAM .
Questa vicinanza ad ambienti considerati conservatori se non addirittura reazionari, che permetteva al SINAM di avere molta visibilità e poche difficoltà da parte delle gerarchie militari e dagli organi giudiziari, fu molto contrastata dal movimento che stava nascendo nelle caserme e che non si riconosceva nelle posizioni, nelle affermazioni e nelle protezioni di cui godevano il SINAM e i suoi dirigenti.
Le prime rivendicazioni di carattere politico e sociale nelle Forze armate, cominciano, tra i soldati di leva. “Nella primavera del 1970 presso il CAR (Centro Addestramento Reclute) di Casale 800 reclute manifestarono contro le penose condizioni igienico-sanitarie della caserma e il duro regime di vita loro imposti. Queste proteste, e quelle dei mesi successivi, trovano spazio tra i movimenti e i partiti della sinistra extraparlamentare e, nello stesso anno, al congresso nazionale tenuto a Torino, Lotta Continua lancia l’organizzazione del movimento dei “Proletari in divisa”. Il movimento di protesta dei soldati si diffonde in tutta Italia con punti di forza in Friuli e nelle grandi città.
La reazione delle gerarchie militari, in parte sorprese da quanto stava avvenendo nelle caserme, fu di tipo repressivo; ricorrendo a provvedimenti amministrativi come i trasferimenti punitivi e le punizioni disciplinari, lasciate dal regolamento alla assoluta discrezionalità dei comandanti, si cercava di colpire gli elementi più in vista e più capaci di aggregare le proteste. A favore delle gerarchie sembrava poi giocare anche il rapido avvicendamento dei contingenti che impedisce di rafforzare le conquiste ottenute dal movimento.
La novità nella protesta dei “proletari in divisa”, destinata anche ad abbattere il muro di separazione tra caserme e società civile….
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La novità nella protesta dei “proletari in divisa”, destinata anche ad abbattere il muro di separazione tra caserme e società civile, fu certamente “la denuncia del ruolo repressivo dell’apparato militare nella politica interna, la preparazione di un intervento armato e le minacce di golpe” . Nello stesso tempo crebbe anche l’attenzione delle forze politiche verso le Forze armate, anche se il movimento dei militari incontrò sempre forti resistenze a un concreto riconoscimento e sostegno da parte del più importante partito della sinistra italiana, il Partito Comunista (e questa “avversione”, come vedremo in seguito, è rimasta impressa nelle radici dei partiti succeduti al P.C.I.)
Nel 1975 il movimento dei militari ricevette un’altra spinta verso l’accentuazione delle lotte e delle proteste: scesero in piazza i sottufficiali, in particolar modo i sergenti ed i marescialli dell’Aeronautica. Questi erano circa un terzo di tutti i sottufficiali delle Forze armate, ma avevano una formazione culturale molto diversa dagli altri. L’Aeronautica era la componente più moderna delle nostre forze armate; l’alto livello tecnologico dei sistemi d’arma utilizzati imponeva una selezione ed una formazione del personale molto più attenta alle capacità ed alle conoscenze culturali dei giovani da arruolare, ciò fece si che le contraddizioni tra capacità professionali d’avanguardia, pagate molto meglio nel mondo del lavoro “civile”, e uno status sociale che non riconosceva questa professionalità, esplodessero in Aeronautica prima che nel resto delle forze armate italiane.
La prima manifestazione venne organizzata in concomitanza delle celebrazioni per il trentennale della Liberazione, il 25 aprile 1975: “la partecipazione di soldati in divisa, col volto coperto da un fazzoletto alle manifestazioni del 25 aprile suscita grande scalpore e sembra rilanciare le lotte nelle caserme” . Il culmine di queste manifestazioni si raggiunge nel successivo mese di giugno. Giovedì 26 giugno, a Roma “circa trecento sottufficiali dell’Aeronautica si radunano Piazza Venezia, essi chiedono tutta una serie di rivendicazioni a carattere economico e normativo. E’ una delle poche manifestazioni […] che i sottufficiali dell’aeronautica hanno tenuto in questi mesi. Questa volta però entrano in scena […] i carabinieri” .
Un giovane sergente, Giuseppe Sotgiu, apostrofa le persone in borghese che fotografavano e riprendevano la manifestazione, quando scopre di avere di fronte dei carabinieri è troppo tardi: viene arrestato e finisce in galera con l’accusa di insubordinazione. Ma l’episodio accresce la tensione e nei giorni e mesi successivi una grande mobilitazione avrà luogo in tutte le basi dell’Aeronautica: a Treviso, a Cameri, a Milano, a Pordenone, a Rivolto, a Grosseto, a Pisa, a Roma, l’arresto di Sotgiu diventa così “la scintilla che fa divampare l’incendio” .
Il giorno 8 luglio il sergente Sotgiu viene condannato, dal tribunale militare di Roma, a due anni di reclusione con la sospensione della pena per cinque anni, i difensori presentano appello e il giorno successivo il Corriere della Sera titola “La condanna di Sotgiu acuisce il malcontento dei sottufficiali”.
Non sarà l’unico caso di sottufficiale denunciato alla magistratura militare e sottoposto a giudizio, altri ne seguiranno, ma il movimento resterà saldo e compatto, opponendosi ancora fermamente alla proposta di riforma del regolamento di disciplina nota come “Bozza Forlani”, dal nome del ministro della Difesa pro-tempore, Arnaldo Forlani. Il 17 settembre 1975 l’assemblea nazionale del Coordinamento Sottufficiali Democratici Aeronautica Militare (CSDAM), vota un documento nel quale si chiede: “la revisione della bozza Forlani con la eliminazione di tutte le norme in contrasto con i diritti civili e politici dei cittadini; l’approvazione da parte del Parlamento e non con un decreto presidenziale, del nuovo regolamento di disciplina; un rapporto stabile tra le commissioni difesa del parlamento e i delegati eletti nelle assemblee dei sottufficiali” . Poi, dopo una lunga serie di manifestazioni e di astensioni dalle mense, seguite da denunce e da centinaia di autodenunce, strumento usato dai sottufficiali per esprimere la solidarietà a quanti venivano direttamente colpiti dai tentativi di normalizzazione portati avanti dagli Stati Maggiori, il 27 marzo 1976, tremila militari in divisa, in maggior parte sottufficiali dell’Aeronautica, manifestano per le strade di Milano. La manifestazione riceve il sostegno di CISL, UIL, del PSI, dei radicali, e dei gruppi della sinistra extraparlamentare; CGIL e PCI rifiutano il loro appoggio. “Il Partito Comunista definisce con molta fermezza la sua posizione, giudicando pericolosa e avventurista la marcia attraverso Milano. Un gesto, scriverà “l’Unità” che isola i sottufficiali” .
Intanto, in contrapposizione al CSDAM, nasce all’interno delle basi aeronautiche della Sardegna, il Movimento Autonomo Sottufficiali Aeronautica (M.A.S.A.). Estremamente critico con i governi succedutisi in quegli anni, questo gruppo di sottufficiali accusa il Coordinamento di essere oggetto della sovversione comunista. Il MASA elabora una propria piattaforma programmatica che ricalca, in parte, quella già espressa dal CSDAM. Le richieste del MASA, movimento vicino alla destra parlamentare, verranno pubblicate sul quotidiano cagliaritano “Tuttoquotidiano” del 6.10.1975 . Il MASA non riuscirà ad aggregare intorno alle sue proposte i sottufficiali dell’Aeronautica e resterà un fenomeno limitato alla Sardegna.
Le diverse posizioni della sinistra italiana incideranno anche sulla capacità di coesione del movimento dei sottufficiali democratici, ma il primo colpo alla compattezza nata dalle lotte comuni, arriverà proprio dalla proposta di legge Lattanzio – succeduto a Forlani a capo del ministero della Difesa – che sarà poi conosciuta come “legge dei principi”. Presentata nel settembre 1976, rappresentava una prima vittoria del movimento in quanto riconosceva la richiesta dei sottufficiali democratici di fissare con una legge i principi ispiratori del nuovo regolamento di disciplina. La proposta Lattanzio diventerà il punto di confronto e scontro sia all’interno del movimento che al suo esterno, fino a favorire la divisione tra contrari e favorevoli al nuovo istituto di rappresentanza. Tale divisione porterà il movimento alla sua conclusione e, per certi versi, è ancora evidente nelle differenze che esistono tra quanti chiedono, oggi, una riforma in senso sindacale e quanti, invece, vorrebbero ancora uno strumento tutto interno all’organizzazione militare.   La storia Continua …… 

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