COCER CONTRO GOVERNO E MINISTRO DIFESA. Siamo alle solite, la “forfettaria” non si tocca

In queste ore si levano comunicati stampa dei vari cocer di forza armata contro il Governo e il Ministro della difesa Elisabetta Trenta. L’accusa principale è il rinvio della concertazione econmica a favore di quella normativa. Secondo varie dichiarazioni il Ministro è alle prese con le neo-Associazioni Sindacali e per tale motivo si sta facendo la scelta di rinviare la parte economica nel momento della definizioine della Legge sui sindacati militari. Addirittura, nei roboanti comunicati dei rappresentanti si chiedono le dimissioni del Governo e del Ministro. Viene in mente la nota canzone di Fiorella Mannoia “come si cambia per non morire”, se pensiamo che abbiamo avuto concertazioni economiche con ritardi di sei, otto, diecci anni, per non parlare dei “FONDI PENSIOINE” mai attivati ed il Cocer è sempre stato tranquillo, magari con la proroga del Ministro protempore, appare pretestuosa e incomprensibile la richiesta di dimissioni. Teniamo conto che solo nel 2018 (DPR 40 del 15/3/2018) si è chiusa la Concertazione econmica ferma da anni con questo stesso Governo. Tra le altre cose, non dimentichiamo che proprio in quest’ultimo Contratto firmato dai Cocer abbiamo evidenziato alcune storture macroscopiche, abbiamo parlato di ricchi premi e cotillion per gli ufficiali, oppure dell‘aumento delle tabelle degli straordinari sempre a favore degli ufficiali.

Purtroppo, per i Cocer successivamente al Contratto è intervenuta la Sentenza della Corte Costituzionale (n.120/2018) che ha sollevato un quesrione di leggittimità costituzionale, ovvero che la Rappresentanza Militare non è in grado di garantire le istanze del personale in un panorama democratico, trasparente ed europeo. La Rappresentanza è apparsa sostanzialmente come un “sindacato giallo” viziata da un incardinamento gerarchico funzionale lontano da dinamiche democratiche e indipendenti. A tal proposito il Ministro si è mosso con una Circolare e con la richiesta del parere del Consiglio di Stato. Di questo fatto i Rappresentanti non riescono a farsene una ragione, ogni occasione è buona per tuonare contro il Ministro con la speranza che qualcuno li ascolti, magari cada il Governo e le proposte parlamentari in itinere saltino in aria. Addirittura in contrapposizione alla Circolare e parere del CdS alcuni Delegati hanno creato i propri sindacati in barba al divieto di duplicità di ruoli coceristi e sindacalisti.

Il Ministro dal canto suo procede diritto per la sua strada, abbiamo già parlato di “democrazia ad alta velocità” significando la novità del dicastero della difesa di sentire, convocare le costituende Associazioni Sindacali dei militari in ordine alle problematiche del Comparto. Questo fatto è enormente insopportabile per le Rappresentanze, sentono il terreno franare sotto i piedi. Tematiche tenute nel sottosuolo come l’uranio, l’amianto, il mobbing, i suicidi in divisa cominciano a prendere luce, problematiche dei ruoli e categorie in fondo alla scala gerarchica hanno la stessa dignità di quelle in cima. Nuove forze di colleghi giovani hanno cominciato a prendere parte al dibattito impantato da 20 anni dalle solite facce dei rappresentanti. E’ rinata una nuova voglia di consapevolezza, di partecipazione, di dignità che i sepolci imbiancati della Rappresentanza avevano messo da parte. Come è triste la Rappresentanza soltanto un anno dopo.

Concludiamo con l’appello esatto e contrario alle Rappresentanze, Ministro vada avanti in quella direzione di innovazione normativa, in primis la Legge sulle Associazioni Sindacali militari. Non sarà la paura di perdere la “forfettaria” a fermare il cambiamento.

21/7/2019

La Redazione

 

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