Grazie Donne, le partigiane del 2000

Donne senza uniforme, Donne in divisa

Era solo il 22 maggio 1992, praticamente 30 anni fa, quando un manipolo di uomini ed una grande donna (Antonella Manotti, giornalista specializzata su tematiche militari, e successivamente Direttrice de “Il Nuovo Giornale dei Militari) varcarono l’ingresso di un notaio per sancire la nascita di Assodipro (Associazione Solidarietà Diritto e Progresso).

(in questa foto la vediamo con il Presidente Assodipro della Sezione di Treviso, che la omaggiava di un libro accostando il suo coraggio a quello degli Arditi)

Questa data per tanti italiani era ed è sconosciuta, ed anche purtroppo per tanti uomini e donne in divisa, ma per loro è importante, anzi importantissima, perchè solo grazie ai volontari di Assodipro migliaia di militari (dell’Esercito Italiano, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza) hanno avuto aiuto ed assistenza.

Il motivo per cui è nata questa associazione, è quello per cui era (e purtroppo lo è ancora) sconosciuta alla quasi totalità degli italiani le condizioni di grave disagio al limite dell’indigenza di tanti militari dei gradi medio bassi. Disagi che solo apparentemente furono economici negli anni 80 e 90, ma che si sono aggravati negli ultimi anni, al punto da raggiungere punte di suicidi con numeri elevati nelle varie Forze Armate.

Non li elenco (perché sarebbe lungo), i vari casi di suicidio ma, uno è quello che maggiormente palesa questa grande e immane difficoltà degli uomini e delle donne con le stellette. Un maresciallo della Guardia di Finanza, di oltre 50 anni, sposato e con figli, suicidatosi da pochissimo, ha lasciato una lettera con la spiegazione di tutto ciò che nella sua carriera aveva dovuto subire, terminando con la richiesta di non volere nessuna divisa al suo funerale.

Più chiaro di così !!!!!

Ma al suo funerale, un suo collega / amico, piangendo ha sussurrato alla moglie, che non era giusto, per lui, per la famiglia e per le persone che gli volevano bene. Ricordo il maresciallo dei carabinieri in Calabria che esasperato e stanco di subire soprusi ed angherie, un giorno è andato nell’ufficio del Capitano, ha chiuso a chiave la porta e gli è saltato addosso. Non si dovrebbe mai arrivare a tali azioni ma, mi ripeto, l’esasperazione portata all’eccesso a volte, causa gesti inconsulti.

Grazie alla lungimiranza ed all’impegno sociale, di tali uomini e di quella donna, oggi dopo oltre trent’anni, ci sono le premesse per cui la vita del personale nelle caserme, navi o aeroporti, migliori è diventi più civile e adeguata anche per le esigenze operative.

Nell’attuale quadro politico italiano ora come ora ci sono due leader di partito su circa quindici partiti, donne, mentre nelle tre rappresentanze sindacali civili ce ne è una su tre, con un bel distacco percentuale.

Grazie ad Assodipro ed alle sue battaglie civili (con innumerevoli ricorsi ai Tar, all’Avvocatura di Stato, ben 2 (due) alla Corte Costituzionale Italiana, e persino alla Corte Europea), i Sindacati Militari sono stati dichiarati costituzionalmente legittimi e perciò legali, ma è stato solo, sempre, grazie ad una donna, una degli ultimi Ministri della Difesa, Elisabetta Trenta,

se si è riusciti a superare l’impasse parlamentare permettendo alle prime organizzazioni sindacali militari di costituirsi ed essere autorizzate previo il rispetto di determinate linee guida ministeriali. Il successivo Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha semplicemente lasciato nel limbo le varie organizzazione sindacali costituite, che insieme al notevole ritardo, dell’attività del parlamento italiano sulla materia, ha praticamente quasi resa nulla la sentenza della Corte Costituzionale.

Varie forze politiche che si erano espresse favorevolmente nei confronti della sindacalizzazione degli uomini e delle donne con le stellette, con il dibattito parlamentare e l’instabilità governativa, sono riusciti a far varare una legge che disciplinava le libertà sindacali. Rendendo quasi nulla l’attività sindacale, alla faccia dell’articolo 39 della Costituzione Italiana che all’inizio recita “L’organizzazione sindacale è libera. …. “.

L’ultimo ed attuale Ministro della Difesa, Guido Crosetto (nonostante per la prima volta nella storia repubblicana italiana, la Presidente del Consiglio sia una donna) non ha ancora fatto passi concreti né verso un corretto funzionamento dei sindacati militari, né verso una equa presenza nei quadri dirigenziali della Difesa delle donne.

Ma complice la partecipazione attiva dell’Italia all’Europa, e la Presidenza della Commissione Europea di Ursula von der Leyen, l’Euromil con il Presidente Emmanuel Jakob continua a sollecitare l’Italia alla corretta garanzia dei diritti civili e sindacali dei militari italiani.

Le innumerevoli sigle sindacali sorte grazie al lavoro della Ministra Trenta, con il passare del tempo sono diminuite di numero, ma quelle che sono rimaste fortunatamente per i militari italiani, hanno cominciato a far sentire la propria voce e le proprie proposte, arrivando anche a denunciare inefficienze e discrepanze (praticamente quello che fanno normalmente le OO. SS. italiani ed i sindacati militari efficienti di tutto il mondo democratico).

Singolarmente si assiste, al fatto che i Sindacati Militari più impegnati, propositivi ed incisivi, siano quelli guidati da una donna o dove le donne occupano posti elevati nell’organizzazione.

Ad esempio:

NSC (Nuovo Sindacato Carabinieri) con la Presidente Monica Giorgi,

o il Silme (Sindacato Italiano Lavoratori Militari Esercito)

con la Segretaria Nazionale – Alessia Mancini

oppure il Sinafi (Sindacato della Guardia di Finanza)

con Vice Presidente Stefania Castricone

Ecco, in questo le organizzazioni sindacali militari stanno superando la politica e soprattutto le alte gerarchie militari, rimaste ad un rapporto gerarchico funzionale molto maschilista.

Ma se qualche personaggio, non dico politico (perché sembra che alla politica non interessi particolarmente l’organizzazione militare), ma fra le alte gerarchie militari, credeva che la scelta di queste organizzazioni sindacali fosse solo di facciata, farebbe presto a ricredersi se aprisse gli occhi, e vedesse che tali organizzazioni si spandono a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale, e hanno fra le loro fila donne preparate, intelligenti e risolute, non disposte a subire e continuare a subire tutto quello che purtroppo hanno dovuto affrontare tanti loro colleghi maschi.

Un esempio è sempre NSC, che nel 1° Congresso Veneto, ha eletto Irene Carpanese quale Segretaria Regionale, ed ha già fra i Segretari provinciali, altre donne, come nella provincia di Vicenza.

Di fronte a loro, intelligenti, colte, sagaci, con un forte senso del dovere, si scontrano increduli le alte gerarchie militari. Il Silme per l’Esercito Italiano, il Sinafi per la Guardia di Finanza, come i Carabinieri con NSC, devono confrontarsi con i vertici militari, che sembrano ancorati alle esperienze militari ottocentesche e non riescono ad arginare il nuovo che avanza, ad accettare la forte presenza femminile, a far proposte o atti concreti che migliorino l’efficienza delle Forze dello Stato a loro assegnate, ed infine non riescono ad accettare anche solo l’idea che da queste donne e da questi uomini venga una legittimazione democratica prevista persino dalla nostra stupenda Costituzione. Legittimazione democratica che fra l’altro è la normalità in Paesi europei ad alta efficienza, trasparenza, costi e partecipazione.                                                 

                                                                              ASSODIPRO                                                                                                        Sez. di Treviso

                                                                                                       Il Presidente

                                                                                                          Salvatore Vinciguerra

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