A Tripoli, A Tripoli ! Tripoli bel sol d’amore ti giunga forte questa canzon, sventoli il tricolore sulle tue torri al rombo del cannon… È una canzone di propaganda scritta nel 1911, all'alba dell'impresa libica con la quale Giolitti intendeva dar sfogo alle tensioni interne del Paese.
Gea Della Garisenda, avvenente stella dell'operetta, cantò queste strofe, al Teatro Belbo di Torino nel 1911, coperta solo da un drappo tricolore. A far esplodere l'entusiasmo del pubblico tanto bastava. I soldati partiranno per il fronte libico accompagnati dal sorriso di una bella donna, fraintendendo volentieri tra la generosità di forme della cantante seminuda e la supposta generosità della Nazione che li manda ad una “passeggiata” militare sotto il sole d'Africa.
La canzone in questione inaugura il delirio della canzone patriottico-colonialista, un misto di banalità, retorica e rozzezza, che accompagnerà puntualmente le avventure italiane in terra d'Africa.
La canzone A Tripoli, che oggi suona vagamente sinistra al ricordo del sangue che costò la tardiva vocazione coloniale italiana, all'epoca fu un successo clamoroso: la pesantezza bandistica della sua musica parve solennità verdiana, la retorica dei suoi versi grande poesia. La canzone tornò poi in voga nel ventennio fascista. La canzone è stata trasmessa in filo diffusione sul litorale di Terracina tre domeniche fa, non c’era nessun raduno, non erano nostalgici ma gli altoparlanti della Guardia Costiera di Terracina. Il 23 Giugno, turisti e passanti sono stati attratti dalla canzone trasmessa che inneggiava ad una campagna bellica finita con un bagno di sangue. A distanza di un secolo ha suscitato grande sorpresa sentirla trasmessa durante l’ammaina bandiera della Guardia Costiera. La Guardia Costiera di Terracina è guidata dal Tenente di Vascello Leonello Salvatori che ha dato una spiegazione : “ Non ero in Capitaneria quel giorno, ero fuori per un salvataggio. Si è trattato di un mero errore tecnico, la canzone è in un CD con altri testi che ripercorrono le melodie dall’ Unità d’ Italia ad oggi. Per uno sbaglio è stata trasmessa e mandata in filodiffusione. Non era mai successo di ascoltarla”.
Gea Della Garisenda, avvenente stella dell'operetta, cantò queste strofe, al Teatro Belbo di Torino nel 1911, coperta solo da un drappo tricolore. A far esplodere l'entusiasmo del pubblico tanto bastava. I soldati partiranno per il fronte libico accompagnati dal sorriso di una bella donna, fraintendendo volentieri tra la generosità di forme della cantante seminuda e la supposta generosità della Nazione che li manda ad una “passeggiata” militare sotto il sole d'Africa.
La canzone in questione inaugura il delirio della canzone patriottico-colonialista, un misto di banalità, retorica e rozzezza, che accompagnerà puntualmente le avventure italiane in terra d'Africa.
La canzone A Tripoli, che oggi suona vagamente sinistra al ricordo del sangue che costò la tardiva vocazione coloniale italiana, all'epoca fu un successo clamoroso: la pesantezza bandistica della sua musica parve solennità verdiana, la retorica dei suoi versi grande poesia. La canzone tornò poi in voga nel ventennio fascista. La canzone è stata trasmessa in filo diffusione sul litorale di Terracina tre domeniche fa, non c’era nessun raduno, non erano nostalgici ma gli altoparlanti della Guardia Costiera di Terracina. Il 23 Giugno, turisti e passanti sono stati attratti dalla canzone trasmessa che inneggiava ad una campagna bellica finita con un bagno di sangue. A distanza di un secolo ha suscitato grande sorpresa sentirla trasmessa durante l’ammaina bandiera della Guardia Costiera. La Guardia Costiera di Terracina è guidata dal Tenente di Vascello Leonello Salvatori che ha dato una spiegazione : “ Non ero in Capitaneria quel giorno, ero fuori per un salvataggio. Si è trattato di un mero errore tecnico, la canzone è in un CD con altri testi che ripercorrono le melodie dall’ Unità d’ Italia ad oggi. Per uno sbaglio è stata trasmessa e mandata in filodiffusione. Non era mai successo di ascoltarla”.
Tratto da un articolo di David Pierluigi e Nello Torchia de il Fatto Quotidiano.
n.d.r consideriamo una stonatura trasmettere in filodiffusione un inno fascista e ci vuole grande impegno a trasmetterlo per “ errore “. Stonatura ancor maggiore considerando il Grande servizio che rende al paese , ogni giorno, nella sua molteplice attività la Guardia Costiera, anche traendo in salvo profughi provenienti dalle stesse coste che nell’inno dovevano essere conquistate “ al rombo del cannon “. Il nostalgico diffusore “ per errore” dell’ inno faccia una bella riflessione.
s.r.