« …..Il tenente colonnello (
omissis), protagonista delle epiche gesta in esposti n. 35 e n. 36 al ministro della Giustizia, dopo il loro deposito, bava alla bocca, inasprisce le pene. Mi dice, il 30.4.14, soli nel suo ufficio, che dovevo ringraziarlo per avermi giudicato “inferiore alla media” anziché “insufficiente”, altrimenti sarei stato subito licenziato, avvalendosi strumentalmente della superiorità in grado ” …..
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02661 – Pubblicato il 10 settembre 2014, nella seduta n. 308
SERRA , BERTOROTTA , PAGLINI , MORONESE , MANGILI , VACCIANO , TAVERNA , DONNO , PUGLIA , CASTALDI , MOLINARI – Ai Ministri della difesa e della giustizia. – Premesso che, a quanto risulta agli interroganti: nel 1990 il maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo sporge denuncia per reati commessi da alcuni suoi commilitoni e da allora comincia per lui un calvario che dura oramai da più di 20 anni: deve affrontare 12 processi penali, viene sottoposto ad oltre 50 procedimenti disciplinari, subisce trasferimenti coatti, punizioni, umiliazioni continue e viene costantemente denunciato per ipotetiche mancanze durante il servizio; in data 28 maggio 2014 è stato comminato l'ennesimo procedimento disciplinare nei confronti del maresciallo col seguente assunto: “aver trasmesso al Presidente della Repubblica e al Ministro della difesa due esposti”; la vicenda prende le mosse da una e-mail inviata dal gabinetto del Ministro della difesa che, ricevuti gli esposti, probabilmente nell'intenzione di tutelare il militare, li ha trasmessi al comando generale dei Carabinieri, ma l'intervento ha sortito l'effetto opposto aggiungendo un ulteriore procedimento disciplinare ad un militare che stava difendendosi da una reiterata serie di procedimenti disciplinari….
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il maresciallo si è difeso presentando un esposto, il n. 38, al Ministro della giustizia, al procuratore generale presso la Corte di cassazione, al Consiglio superiore della magistratura, indicando nel confezionamento dell'inchiesta specifiche ipotesi di reato che vanno dal falso, all'abuso d'ufficio, al rifiuto di atti d'ufficio, agli atti persecutori, alle molestie, al favoreggiamento, segnalando, inoltre, gravi episodi di corruttela; dopo aver segnalato possibili atti illeciti o irregolarità dall'interno di un sistema pubblico, invece di essere protetto e messo al riparo da qualsiasi ritorsione, il maresciallo rischia il proprio posto di lavoro considerato che l'ufficiale inquirente, esente da ammende, continua a comminargli gravi provvedimenti, tra cui una sanzione disciplinare ed un giudizio caratteristico “inferiore alla media”, difforme da professionalità e rendimento profusi; per questa azione il maresciallo si è difeso presentando un esposto, il n. 37, al Ministro della giustizia, al procuratore generale presso la Corte di cassazione, al Consiglio superiore della magistratura, riferendo: «Il tenente colonnello (omissis), protagonista delle epiche gesta in esposti n. 35 e n. 36 al ministro della Giustizia, dopo il loro deposito, bava alla bocca, inasprisce le pene. Mi dice, il 30.4.14, soli nel suo ufficio, che dovevo ringraziarlo per avermi giudicato “inferiore alla media” anziché “insufficiente”, altrimenti sarei stato subito licenziato, avvalendosi strumentalmente della superiorità in grado o, se accertato, mercificando il potere che gli dà la legge, trasfigurano, in concorso, uno tra i più esperti e diligenti militari in una pezza da piedi, trasformando uno dei migliori nel peggiore di tutti. Qui agiscono con particolare abiezione, vigliaccamente, sanno di andare lisci come l'olio: i precedenti giudizi in cui, a torto, vengo tratteggiato come Totò Riina, portati alle autorità giudiziarie ordinarie, militari ed alla gerarchia, non hanno sortito sanzioni. Bassezze sistematiche, vigliaccherie, abusi che ti fiaccano»; per di più nell'esposto n. 37 il maresciallo segnala gravissimi episodi di corruttela; considerato che: la suprema Corte di cassazione, con sentenza n. 29211 del 2 agosto 2005, ha stabilito che l'atto recante note caratteristiche sul conto dell'inferiore gerarchico è da considerare atto pubblico, con tutte le conseguenze di legge che redigere un atto pubblico falso comporta; la legge n. 190 del 2012 stabilisce che il pubblico dipendente che denuncia all'autorità giudiziaria condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia; sulla vicenda che riguarda il militare sono stati presentati dagli interroganti 2 precedenti atti di sindacato ispettivo (4-01366 e 4-00975) che ad oggi non hanno ricevuto risposta così come i numerosi atti di sindacato ispettivo presentati nel corso della XVI Legislatura,
si chiede di sapere: quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, i Ministri in indirizzo intendano assumere per accertare la veridicità di quanto segnalato dal maresciallo Cautillo, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento nonché valutare se vi sia stata una specifica intenzione di discriminare e vessare il militare e, di conseguenza, determinare le eventuali responsabilità disciplinari e le auspicabili soluzioni; se intendano adottare tute le opportune misure al fine di offrire al maresciallo le dovute tutele riconducendo l'intera vicenda entro quei canoni di correttezza e trasparenza che devono essere posti a fondamento dell'amministrazione militare interessata.
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