*Era falsa la firma del presidente della Repubblica, Sandro Pertini, sul decreto di radiazione del capitano pilota dell'Aeronautica Militare, Mario Ciancarella, molto noto a Lucca per la sua attività professionale e politica in città.
Una sentenza storica quella del tribunale civile di Firenze, destinata a riscrivere la storia di uno degli episodi più oscuri della storia repubblicana, quella della strage di Ustica avvenuta la sera del 27 giugno del 1980 quando un Dc-9 dell'Itavia decollato dal Bologna e diretto a Palermo si squarciò in volo all'improvviso prima di precipitare in mare con a bordo 81 persone, tutte decedute. “Mario Ciancarella – racconta l'associazione antimafie Rita Atria che da 22 anni lotta accanto a Mario Ciancarella per la verità intorno a quella notte – al momento della strage di Ustica era capitano pilota dell'Aeronautica Militare e leader del Movimento Democratico dei militari (che nasceva dalla contaminazione delle forze armate con la cultura sociale e democratica). Fu lui a raccontare, durante le prime indagini sull'episodio quanto gli ebbe a riferire il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista a Poggio Ballone la notte di Ustica. Parole come: Capitano siamo stati noi… e Capitano dopo questa puttanata del mig libico… come evidenziato anche dagli atti della vicenda che a tutt'oggi non ha trovato un responsabile. Mario Alberto Dettori verrà trovato impiccato nel 1987 e il caso fu chiuso come suicidio.
Per questo suo ruolo di esponente di punta il capitano Ciancarella divenne talmente scomodo da indurre “qualcuno molto in alto” a falsificare, nell'ottobre 1983, la firma del presidente Pertini nel decreto presidenziale di radiazione. Un vero e proprio colpo di Stato. La copia del decreto di radiazione gli verrà consegnata, su sua richiesta, solo 9 anni più tardi e dopo la morte di Pertini”.
“Oggi – prosegue l'associazione – il tribunale civile di Firenze ha confermato i dubbi del capitano Ciancarella e anche i nostri: la firma del presidente Pertini che compare sul quel decreto è un volgare falso. Tanto è stato accertato sulla base di due perizie – una di parte ed una disposta dal magistrato – che hanno potuto rilevare come il falso sia tanto evidente quanto eseguito con assoluta approssimazione.
“Oggi – prosegue l'associazione – il tribunale civile di Firenze ha confermato i dubbi del capitano Ciancarella e anche i nostri: la firma del presidente Pertini che compare sul quel decreto è un volgare falso. Tanto è stato accertato sulla base di due perizie – una di parte ed una disposta dal magistrato – che hanno potuto rilevare come il falso sia tanto evidente quanto eseguito con assoluta approssimazione.
Adesso in molti dovranno rileggere la storia del capitano Mario Ciancarella perché quella radiazione non solo ha distrutto la vita di un uomo onesto e di una famiglia perbene, ma è stata funzionale alla politica e non solo. Inoltre l'avvocato dell'associazione e della famiglia Lorenzini ha interrogato il capitano Ciancarella depositando la trascrizione alla procura di Massa dove, su nostro esposto, nel 2012 è stata riaperta una indagine per fare luce sulla morte dell'ex tenente colonnello dell’Aeronautica Militare Alessandro Marcucci, altro esponente del Movimento Democratico dei militari, avvenuta il 2 febbraio 1992 mentre era al comando di un Piper in missione di avvistamento incendi per la Regione Toscana. Nel 1992 l'inchiesta aveva concluso che si era trattato di un “incidente”. Noi non siamo d'accordo. La famiglia di Mario Alberto Dettori, invece, informata sui fatti, ha dichiarato che farà pervenire tutte le sue considerazioni e i commenti il giorno della conferenza stampa”.
Della vicenda si partlerà nei dettagli il prossimo 22 ottobre alle 10,30 al Caffè Letterario Lucca Libri, luogo e data in cui l'associazione antimafie Rita Atria e lo stesso Mario Ciancarella hanno convocato una conferenza stampa “per documentare quanto è accaduto, interrogarsi sui motivi che hanno potuto suggerire un simile scempio del diritto e prospettare le conseguenze politiche e giudiziarie del recente pronunciamento del tribunale di Firenze”.
Della vicenda si partlerà nei dettagli il prossimo 22 ottobre alle 10,30 al Caffè Letterario Lucca Libri, luogo e data in cui l'associazione antimafie Rita Atria e lo stesso Mario Ciancarella hanno convocato una conferenza stampa “per documentare quanto è accaduto, interrogarsi sui motivi che hanno potuto suggerire un simile scempio del diritto e prospettare le conseguenze politiche e giudiziarie del recente pronunciamento del tribunale di Firenze”.
*fonte luccaindiretta.it
Mario Ciancarella, vi proponiamo un brevissimo ricordo storico. Un personaggio scomodo, tante volte inquisito e processato, mai condannato. E tuttavia un personaggio «sconfitto», radiato dall'Aeronautica quando era capitano-pilota, marito e padre di tre figli. Mario Ciancarella, pescarese di origine…… CONTINUA IN LEGGI TUTTO
Tratto da articolo de il Tirreno di Giulio Fontani : “Ciancarella fu tra i protagonisti del movimento dei militari democratici. Il Sessantotto aveva invaso le università e le piazze, ma non era entrato nelle caserme. Il movimento dei militari democratici spuntò in tutta Italia, ma a Pisa, intorno ai sottufficiali della 46a aerobrigata, ebbe il suo nucleo più battagliero. Uno dei pochi ufficiali che lo sostenne fu Mario Ciancarella, un altro il tenente colonnello Sandro Marcucci. Non sognavano la rivoluzione ed erano entrambi cattolici praticanti. Ciancarella andò incontro a 11 procedimenti giudiziari, che poi furono riuniti in due processi davanti ai giudici del tribunale militare di Spezia. I processi. Tra denunce, arresti e detenzioni a Forte Boccea, Ciancarella continuò la sua battaglia di democrazia. I giudici militari lo assolsero entrambe le volte, ma ormai la carriera del giovane capitano era stroncata. Anzi infamata. Questa prolungata vertenzialità servì come motivazione per un decreto di espulsione dall'arma firmato dal presidente della Repubblica Sandro Pertini. Un decreto che per anni nessuno vide. L'incontro con Pertini. Chi scrive questa note biografiche fece diversi tentativi di vedere il decreto firmato da Pertini. Ma inutilmente. Il comandante generale della base, generale Ugo Tonini, disse di averne avuto notizia con un telex dello Stato Maggiore, ma ammise di non averlo mai visto. Tuttavia, qualche anno dopo, il decreto comparve, con la firma S. Pertini. Ma nel frattempo il presidente era deceduto. I dubbi erano molti anche prima di questa circostanza. Ciancarella aveva incontrato Pertini, al Quirinale, insieme a una delegazione di militari. Erano i tempi degli scioperi dei controllori di volo e si parlava di smilitarizzazione. Pertini licenziò dalla sala i suoi collaboratori, prese un foglio intestato e ne consegnò una metà a Ciancarella. «Non ne parli più con nessuno, salvo che con la persona che si presenterà a lei con quest'altra metà del foglio» disse il presidente-partigiano. Pochi mesi dopo, a chiedere altre notizie a Ciancarella, si presentò, con quella carta di riconoscimento, il presidente dell'Anpi Arrigo Boldrini. Si incontrarono all'hotel Jolly di La Spezia. Dunque Pertini decretò l'espulsione di quel suo segreto e protetto confidente? La strage del monte Serra.Prima della radiazione Ciancarellavisse i giorni terribili dellastrage del monte Serra, dLovesi schiantò un Hercules con icadetti dell'Accademia di Livornoe un equipaggio della 46aaerobrigata. Secondo pilota diquel velivolo era il capitanoAntonio Murri, rientrato quellamattina da un lungo periododi aspettativa e «bocciato» all'esamedi idoneità al volo (obbligatoriodopo un certo periododi riposo) per non aver riconosciutoalcuni luoghi a terra duranteun volo a vista. Glieloconfessò lui stesso, quel giorno,a mensa. Ma nonostantequella «bocciatura», Murri nelpomeriggio faceva parte dell'equipaggioe perse la vita, comegli altri, sulle pendici del Serra.Ciancarella denunciò il fattoma tentarono di screditarlodicendo che quel giorno nonera neppure presente in aeroporto.Tentativo fallito perchéun diligente maresciallo dei carabinieri,nell'apporre i sigilliagli armadietti delle vittime,scrisse di aver compiuto quell'operazione,lo stesso giorno,insieme al capitano di ispezioneMario Ciancarella. La strage di Ustica. Ciancarellafu ascoltato dal giudiceRosario Priore e dalla commissioneparlamentare sulle stragi.Non aveva testimonianzeda portare, ma solo un'ipoteticaricostruzione degli avvenimenti.Una teoria a lungo meditatacon l'amico e collega SandroMarcucci, nel frattempo dimessosidall'aeronautica. Secondoquesta ricostruzionequella sera avvenne un combattimentoaereo teso a simularel'abbattimento del Dc-9 Itaviada parte di un Mig libico,provocando nell'opinione pubblicamondiale uno sgomentoche avrebbe consentito neigiorni successivi alla Saratoga,alla fonda a Napoli, di liquidareuna volta per tutte la questionelibica. Priore non la ritennecredibile e definì Ciancarella«portatore inconsapevoledi informazioni non veritiere». La morte di Marcucci. L'extenente colonnello SandroMarcucci morì, su piccolo aereoantincendio, precipitandosulle pendici di Campocecina.Velivolo abbattuto dal vento,secondo la versione ufficiale.Ciancarella ha lavorato a lungoper far riaprire l'inchiesta edimostrare, al contrario, che sitrattò di un attentato, compiutocon una bomba al fosforocollocata vicino al cruscotto.Marcucci sarebbe stato uccisoperché ormai molto vicino allaverità su Ustica. La stessa chePriore non ha accettato. Anchese poi non ne ha trovate dipiù credibili.
OGGI SCOPRIAMO CHE LA FIRMA DI PERTINI ERA FALSA !