MILITARI SENZA DIRITTI e TUTELE; EXPO di Milano sul cibo (!) ma CARABINIERI in servizio CON UN PASTO DELLA VERGOGNA a PANE E SALAME.

Assodipro Roma
PUBBLICHIAMO IL TESTO di una “ interessante “ delibera della Rappresentanza di base dei Carabinieri Reggimento Friuli  che denuncia una situazione sicuramente spiacevole nella quale si sono trovati coinvolti, purtroppo,  molti Carabinieri .
L’argomento mense e pasti sembra piuttosto attuale nelle delibere degli ultimi tempi con organi di base,tipo quella del CoBaR Palidoro su mensa caserma di Tor di Quinto – Roma che, il 27 Aprile 2015 ha prodotto una delibera dal titolo : “ Nuovo appalto del servizio mensa , viva la trasparenza ” e  il 5 maggio 2015 ha prodotto una delibera dal titolo ” Nuovo appalto del servizio di mensa : storia di un disastro annunciato “, che deliberano spesso, purtroppo,  inascoltati , senza risposte o soluzioni da parte sia del CoCeR Carabinieri ( come scrive il CoBaR Palidoro : ” parlando di malcontento diffuso, per la mensa, in una grande unità e di mancate risposte del CoCeR Carabinieri impegnato in voci isolate e tardive  nel web da campagna elettorale permanente” , sia di chi ha responsabilità di risposta e soluzione.  
Questo è il testo integrale della delibera:
13° Reggimento Carabinieri Friuli Venezia Giulia – Consiglio di Base Rappresentanza Delibera n° 40 del 4 Maggio 2015 Oggetto : Ordine pubblico in occasione dell’apertura dell’ Expo: il pasto della vergogna
In data 1 Maggio 2015 si è aperto l’ Expo di Milano assegnato al capoluogo lombardo sin dal marzo 2008 e pertanto una manifestazione ampiamente prevista e pianificabile in relazione alle esigenze di OP. All’atto dell’apertura l’organizzazione di tale servizio, così come lo svolgimento di tutti i compiti connessi con la manifestazione ( servizi di vigilanza, scorte ecc ) è stata piuttosto difficoltosa e non del tutto efficiente: basti pensare che per accedere alla mensa e consumare il primo ordinario presso il comando legione milano, ritirando contestualmente il sacchetto vitto del secondo ordinario, sono state impiegate circa 3 ore, dalle 10.00 alle 13.00, data l’elevata concentrazione di militari coinvolti;
Pur comprendendo le oggettive difficoltà nell’organizzare un servizio così complesso, i militari non hanno potuto reputare accettabile e dignitoso il contenuto del sacchetto vitto, che avrebbe dovuto ristorarli al termine di un servizio lungo e faticoso quale quello in cui erano impiegati.
La ragione è presto detta: la cena adatta ad un uomo adulto dopo ore di lavoro e, secondo le intenzioni di chi ha prodotto il pasto, cosi composta :  n° 2 fette di pane con all’interno n° 4 fette di salame ungherese, il tutto successivamente tagliato a metà in modo da formare 2 panini, n° 1 bottiglia acqua 50 cc, n° 1 frutto ( mela o arancia ). Considerato che alcuni militari di questo reparto ritenendo inaccettabile qualità e quantità del cibo contenuto hanno deciso di restituire il sacchetto per non gettarlo nell’immondizia e sprecare così i soldi pubblici e soprattutto del cibo, tanto più tenuto conto del contesto della manifestazione, ritenendo più opportuno riconsegnarlo per metterlo a disposizione dei colleghi;
Rilevato che a seguito delle spiegazioni fornite nel compiere tal gesto, essendo il personale rimasto senza il pasto serale, il comando legione lombardia ha dovuto scomodare due ufficiali, e più precisamente un capitano ed un maggiore, con tutti i rischi connessi nel far avventurare un mezzo militare in solitaria per le vie di Milano nel corso della manifestazione di protesta NO Expo, al fine di fornire un sacchetto di integrazione o in sostituzione del precedente; Preso atto che per la sola consumazione del primo ordinario e per ricevere il sacchetto vitto per il secondo ordinario il personale impiegato nel servizio pomeridiano cioè circa 500 uomini, ha impiegato circa 3 ore con tutti i disagi conseguenti per i lunghi tempi di attesa in coda; che siffatta operazione è costata all’ Amministrazione ben 3 ore di straordinario festivo diurno , quindi approssimativamente 20-30 euro ciascuno, oltre al costo di ciascun pasto ( circa 5,50 euro erogati alla ditta fornitrice dei pasti ) per un totale di 31 – 41 cadauno, moltiplicati per 500 ( 15.500 – 20.500 ) di cui 2.750 per fornire i tragicomici sacchetti  di cui sopra , il cui valore , facendo i conti della massaia, ovvero andando al supermercato della grande distribuzione è il seguente :  n° 2 fette pane = 34 cent; n° 4 fette salame = 39 cent; 50 cl acqua = 13 cent; 1 frutto = 22 cent  per un TOTALE di 1,08 Euro ; viene da chiedersi pertanto dove siano finiti i restanti 4,42 Euro circa che l’ Amministrazione ha pagato per ciascun militare e soprattutto se valga la pena pagare ben 10.000 – 15.000 Euro di straordinari per i circa 500 militari impiegati di servizio per consumare il pasto;
Temendo che come spesso accade la colpa di tanta incuria verrà ricondotta alla situazione contingente e che si assisterà al consueto scaricabarile delle responsabilità individuali;
DELIBERA di interessare per il tramite del  CoIR Palidoro  e del CoCeR  Carabinieri , il Comandante Generale dell’ Arma affinchè accerti quanto sopra riportato in merito al reale valore economico del sacchetto vitto fornito e, nel caso vi fosse discrepanza fra questo e l’importo fornito dall’ Amministrazione, si attivi per individuare eventuali responsabilità da parte della ditta di catering e del personale incaricato di vigilare sulla correttezza dell’operato della ditta stessa, per una situazione che ha visto circa 500 Carabinieri a pane e salame  , ironia della sorte, proprio nel giorno in cui si apriva la vetrina mondiale dell’alimentazione !!! Infine si chiede di sensibilizzare tutti i responsabili dei servizi in atto affinchè quando le operazioni risultino pianificabili e le tempistiche lo consentano, i pasti siano fatti consumare presso strutture convenzionate coincidenti o facilmente raggiungibili da quelle dove il personale è alloggiato e che qualora sia necessario far ricorso al confezionamento di sacchetti viveri questi siano “ dignitosi “ per quantità e qualità del cibo e delle bevande, suggerendo nel caso di  difficoltà insormontabili il ricorso residuale ad un adeguato “ buono pasto “
La delibera viene approvata all’unanimità in data 4 maggio 2015

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