tratto da nanopress.it : In data 21 marzo il Governo presieduto da Matteo Renzi ha introdotto una serie di nuove norme, che andranno a rivoluzionare in parte il mondo dei contratti di lavoro. A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge numero 34 “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”, sarà soprattutto il contratto a tempo determinato a subire le maggiori modificazioni. Sebbene l’obiettivo promosso da Renzi sia quello di rilanciare l’economia ormai immobile del Paese e soprattutto ridurre la rigidità del sistema contrattuale, le nuove regole non sembrano davvero risolvere la questione dei lavoratori precari, sempre più scontenti della loro situazione.
Ma guardiamo alle principali novità volute e introdotte dal Premier Renzi. Prima fra tutte, la durata del contratto a tempo determinato sale da 12 a 36 mesi. Viene poi eliminato l’obbligo di inserire una “causale” per specificare i motivi produttivo-organizzativi che determinano l’apposizione di un termine al contratto. L’acausalità fino a 36 mesi si applica nel limite dei tre anni. Ma le novità che renderanno sempre più precari i già precari, riguardano in particolare le norme relative alle proroghe. Se in precedenza infatti, la proroga dei contratti a termine era prevista per una sola volta con esplicita causale, con il Dl 34 la proroga è ammessa fino ad otto volte senza che vada inserita apposita causale e l’unico obbligo rimane il riferimento alla stessa attività lavorativa. Altra novità riguarda il numero complessivo di contratti a termine stipulati da ciascun datore di lavoro che non potrà superare il limite del 20% dell’organico complessivo presente nella stessa azienda. Questo limite non viene applicato alle aziende che occupano fino a 5 dipendenti.
Incompatibile con le norme Ue», il decreto Poletti deferito a Bruxelles Assoluta e totale incompatibilità con la normativa europea sui contratti a termine. Per questo l’Associazione nazionale giuristi democratici, la storica associazione fondata tra gli altri da Umberto Terracini e Lelio Basso, ha denunciato l’Italia e il presidente del consiglio Matteo Renzi alla Commissione europea per il decreto legge Renzi-Poletti.
Un esito quanto mai annunciato a cui farà seguito un esposto simile da parte del movimento 5 Stelle intenzionato con i senatori Nunzia Catalfo, Sara Paglini e Sergio Puglia secondo i quali l’articolo 1 del provvedimento viola la direttiva 70 del 1999 secondo la quala la «forma comune dei rapporti di lavoro» che contribuisce «alla qualità della vita dei lavoratori e a migliorarne il rendimento» è il rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Entrambe le richieste chiedono l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano «per la clamorosa e frontale violazione del diritto comunitario, nonché dei principi fondamentali della Carta Sociale Europea e delle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro» spiegano in una nota i giuristi democratici. Il decreto è illegale perché «liberalizza i contratti a termine ed elimina nel contratto di apprendistato l’obbligo di formazione e di stabilizzazione al termine del contratto». Su queste basi, «i contratti di lavoro precari, privi di tutela e sottopagati, diverranno la forma di gran lunga prevalente, e dunque la regola, di accesso al mercato del lavoro». Così facendo, l’idea stessa di un lavoro a tempo indeterminato resterà un miraggio.
Sul sito dell’associazione giuristidemocratici.it è inoltre scaricabile il modulo che i singoli lavoratori, come le associazioni interessate, potranno scaricare e reinviare all’indirizzo mail giur.dem.roma2@gmail.com.
Entrambe le richieste chiedono l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano «per la clamorosa e frontale violazione del diritto comunitario, nonché dei principi fondamentali della Carta Sociale Europea e delle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro» spiegano in una nota i giuristi democratici. Il decreto è illegale perché «liberalizza i contratti a termine ed elimina nel contratto di apprendistato l’obbligo di formazione e di stabilizzazione al termine del contratto». Su queste basi, «i contratti di lavoro precari, privi di tutela e sottopagati, diverranno la forma di gran lunga prevalente, e dunque la regola, di accesso al mercato del lavoro». Così facendo, l’idea stessa di un lavoro a tempo indeterminato resterà un miraggio.
Sul sito dell’associazione giuristidemocratici.it è inoltre scaricabile il modulo che i singoli lavoratori, come le associazioni interessate, potranno scaricare e reinviare all’indirizzo mail giur.dem.roma2@gmail.com.
Martedì 8 aprile, dalle 15,30, si terrà alla Fondazione Basso di Roma un’assemblea dove giuristi, sindacalisti e politici faranno il punto della situazione.