I casi del Maresciallo dei Carabinieri Saverio Masi e del Maresciallo dell’ Esercito Marco Diana sono conosciuti a molti del “ mondo militare” e del comparto Sicurezza anche se i mezzi di comunicazione se ne sono occupati poco. Ve li proponiamo ancora, uno, tramite un articolo dell’ Avv. Giorgio CARTA e l’altro mettendo in evidenza l’ultimo appello fatto su alcuni quotidiani.
SUL CASO MASI l’avvocato Giorgio CARTA scrive : “ Mentre colleghi, stampa, sindacati e cocer si voltano dall’altra parte”. Solo in un Paese malandato come l’Italia può passare sotto silenzio un processo come quello imbastito oggi contro il maresciallo dei carabinieri Saverio Masi. Molto brevemente, per i pochi che ancora non lo sanno (ma anche per i molti che sanno e che si voltano dall’altra parte), Saverio Masi è il sottufficiale dei carabinieri che ha denunciato i superiori per averlo ripetutamente ostacolato nella ricerca di boss mafiosi del calibro di Provenzano e Messina Denaro. E’ stato testimone d’accusa nel processo Mori e lo sarà in quello sulla trattativa Stato-Mafia. Infine, il maresciallo Masi è il caposcorta del PM di Palermo Nino di Matteo, il magistrato più a rischio di attentati del momento. In Italia può succedere che questo carabiniere sia messo sotto processo per una sanzione del codice della strada da 106 euro, subita in occasione di un servizio svolto con una vettura privata. Masi, infatti, deve oggi rispondere di falso e di tentata truffa perché, secondo l’accusa, avrebbe falsificato un atto del proprio ufficio per indurre in errore la Polizia stradale e per farsi annullare il verbale. Non rischia il carcere, ma una condanna che lo farebbe destituire dall’Arma dei carabinieri, come farebbe comodo a molti, soprattutto come monito a chi intenda seguire il suo esempio. Nessuno si indigna né protesta in favore di Masi. Nessun collega (tranne qualche eccezione), eppure i carabinieri sono 112.000; nessun giornale, tranne il Fatto quotidiano; nessun sindacato, tranne il COISP di Maccari; nessun COCER. Tutti sanno del processo, ma si voltano dall’altra parte.In Italia, gli eroi vivi si abbandonano, ma si celebrano solennemente quelli morti, magari dimenticando di avere concorso – con parole, opere e soprattutto omissioni – alla loro eliminazione. Nessuno vuole avere a che fare col fesso di turno che lotta da solo per i diritti di tutti rimanendone schiacciato, proprio grazie al suo isolamento. Io a questo copione già scritto non ci sto e vi chiedo di indignarvi in tanti. Il Maresciallo Masi ha combattuto e combatte per migliorare il nostro sciagurato Paese e noi tutti dobbiamo sostenerlo passo passo. I “mi piace” su facebook non bastano più. Servono azioni concrete come presenziare alle udienze del processo, che è pubblico, e divulgare la vicenda umana di Saverio Masi. Non vi chiedo altro, in fondo, che di comportarvi da esseri umani con un cuore ed una coscienza. Se la avete”.
IL MARESCIALLO DIANA: “AIUTATEMI, STO MORENDO: FATE LA GUERRA PER SALVARMI “A I U T A T E M I s t o m o r e n d o”, è il grido d’aiuto che il suo assistente lancia sulla pagina Facebook del maresciallo Marco Diana, 44 anni, di Villamassargia ex militare dell’Esercito malato di cancro che attacca il sistema immunitario e linfatico e metastasi nel fegato. Non ce la fa più a scrivere, la congiuntivite lo tormenta ancora, così deve farlo il suo assistente….. LEGGI TUTTO
IL MARESCIALLO DIANA: “AIUTATEMI, STO MORENDO: FATE LA GUERRA PER SALVARMI “A I U T A T E M I s t o m o r e n d o”, è il grido d’aiuto che il suo assistente lancia sulla pagina Facebook del maresciallo Marco Diana, 44 anni, di Villamassargia ex militare dell’Esercito malato di cancro che attacca il sistema immunitario e linfatico e metastasi nel fegato. Non ce la fa più a scrivere, la congiuntivite lo tormenta ancora, così deve farlo il suo assistente.
Ecco l’ultimo disperato appello: “Proprio oggi ho ricevuto due comunicazioni; una da parte della sanità che mi comunica che mi è stata completamente sospesa dal 30 giugno la somministrazione di tutti i medicinali e gli integratori. In più il Ministero della Difesa che mi vuole nuovamente sottopormi a visita alla Commissione medico legale di Cagliari per accertare nuovamente se io ho ancora il cancro e se dipende dal servizio e se le terapie di cura che sto facendo sono causate dalla malattia contratta per colpa del servizio. Inoltre, devono accertare se ho necessità di essere assistito 24 ore al giorno”.
L’angelo bianco, così si presenta chi scrive per il Maresciallo Diana e continua: “Chiedo a tutti di iniziare la guerra. Sollevare i toni dell'opinione pubblica al massimo del possibile dell'inimmaginabile a tutti i livelli. Vi imploro con questa supplica perché fra un po’ sarò morto. – Il sindaco di Villamassargia (CI) si muove in prima persona per richiamare l’attenzione sul caso del maresciallo in congedo Marco Diana, uno dei tanti militari italiani ammalatisi dopo essere venuti in contatto con l’uranio impoverito durante le varie “missioni di pace” degli ultimi vent’anni.È Franco Porcu, sindaco di Villamassargia, con una lettera ai parlamentari sardi, al governatore Ugo Cappellacci e alla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo a sollecitare che vengano “erogati i rimborsi dovuti” al militare che combatte contro una grave forma di tumore connessa all’esposizione all’uranio impoverito. All’ex maresciallo vengono negate le medicine di sostentamento e mantenimento del benessere momentaneo. Vengono fornite dalla Asl solo le medicine di attenuazione del male della patologia senza un minimo di assistenza. Le medicine per lo stato di benessere, rafforzamento del fisico rispetto all’indebolimento che produce la cura principale vengono acquistate interamente dal maresciallo come pure le spese per il badante,spiega il sindaco che aggiunge anche come il protocollo d’intesa firmato dal ministero della Difesa prevede ogni rimborso alla Asl o ministero della Sanità secondo i dettami del piano terapeutico ordinato dall’Istituto di oncologia medica europeo di Milano. Il rimbalzo di responsabilità comporta una perdita di tempo con un’accelerazione dell’avanzamento del male.Una corsa contro il tempo quella di Marco Diana che lo scorso gennaio ha presentato richiesta di rimborso al ministero della Difesa, ricevendo, a marzo, la comunicazione della presa in carico della sua pratica. A giugno, però, è arrivata un’altra comunicazione in cui è stata richiesta una nuova visita medica per poter aggiornare le sue condizioni di salute. Nelle scorse settimane, l’ex maresciallo ha lanciato un appello su Facebook e ha messo in vendita la propria abitazione per poter raccogliere il denaro sufficiente per le cure.
Ecco l’ultimo disperato appello: “Proprio oggi ho ricevuto due comunicazioni; una da parte della sanità che mi comunica che mi è stata completamente sospesa dal 30 giugno la somministrazione di tutti i medicinali e gli integratori. In più il Ministero della Difesa che mi vuole nuovamente sottopormi a visita alla Commissione medico legale di Cagliari per accertare nuovamente se io ho ancora il cancro e se dipende dal servizio e se le terapie di cura che sto facendo sono causate dalla malattia contratta per colpa del servizio. Inoltre, devono accertare se ho necessità di essere assistito 24 ore al giorno”.
L’angelo bianco, così si presenta chi scrive per il Maresciallo Diana e continua: “Chiedo a tutti di iniziare la guerra. Sollevare i toni dell'opinione pubblica al massimo del possibile dell'inimmaginabile a tutti i livelli. Vi imploro con questa supplica perché fra un po’ sarò morto. – Il sindaco di Villamassargia (CI) si muove in prima persona per richiamare l’attenzione sul caso del maresciallo in congedo Marco Diana, uno dei tanti militari italiani ammalatisi dopo essere venuti in contatto con l’uranio impoverito durante le varie “missioni di pace” degli ultimi vent’anni.È Franco Porcu, sindaco di Villamassargia, con una lettera ai parlamentari sardi, al governatore Ugo Cappellacci e alla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo a sollecitare che vengano “erogati i rimborsi dovuti” al militare che combatte contro una grave forma di tumore connessa all’esposizione all’uranio impoverito. All’ex maresciallo vengono negate le medicine di sostentamento e mantenimento del benessere momentaneo. Vengono fornite dalla Asl solo le medicine di attenuazione del male della patologia senza un minimo di assistenza. Le medicine per lo stato di benessere, rafforzamento del fisico rispetto all’indebolimento che produce la cura principale vengono acquistate interamente dal maresciallo come pure le spese per il badante,spiega il sindaco che aggiunge anche come il protocollo d’intesa firmato dal ministero della Difesa prevede ogni rimborso alla Asl o ministero della Sanità secondo i dettami del piano terapeutico ordinato dall’Istituto di oncologia medica europeo di Milano. Il rimbalzo di responsabilità comporta una perdita di tempo con un’accelerazione dell’avanzamento del male.Una corsa contro il tempo quella di Marco Diana che lo scorso gennaio ha presentato richiesta di rimborso al ministero della Difesa, ricevendo, a marzo, la comunicazione della presa in carico della sua pratica. A giugno, però, è arrivata un’altra comunicazione in cui è stata richiesta una nuova visita medica per poter aggiornare le sue condizioni di salute. Nelle scorse settimane, l’ex maresciallo ha lanciato un appello su Facebook e ha messo in vendita la propria abitazione per poter raccogliere il denaro sufficiente per le cure.