Mercoledì 21 dicembre viene interrogato da Scanu il colonnello Onofrio Garzone, dell’Ufficio di coordinamento dei servizi di vigilanza.
Quindi lei praticamente non fa niente?
“Non faccio niente perché non ho il potere per fare”.
Lo stesso giorno è il turno del tenente colonnello Angelo Di Spirito, dello stesso ufficio ispettivo.
“Verifiche non effettuate a 360 gradi”. Anche gli alti ufficiali auditi nelle ultime settimane (non sono però ancora disponibili gli stenografici) hanno ammesso carenze nella valutazione dei rischi. In particolare tra il 3 e il 4 maggio nel corso delle audizioni dei vertici del Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari è emerso che in alcuni casi le opportune verifiche non sono state effettuate a 360 gradi, o non sono state effettuate affatto, per insufficienza delle risorse necessarie.
“Gibuti: se va a fuoco discarica, rischio diossina”. Nell’audizione del direttore del Centro Tecnico Logistico Interforze sono state individuate specifiche carenze nel personale specializzato che sarebbe necessario per svolgere puntualmente il lavoro. Inoltre è stato anche evidenziato che, a ridosso della base delle Forze Armate presso Gibuti, è stata segnalata, nel 2016, “la presenza di vari cumuli di rifiuti indifferenziati che, se incendiati, potrebbero creare l’emissione di sostanze altamente nocive (come diossine, poli clori bifenili, ndr), la cui analisi non è tra le potenzialità esprimibili del Centro”.
“Aria inquinata in sei basi estere”. Ma l’allarme è trascurato. Nell’audizione del capo divisione del Comando Operativo di vertice Interforze è emerso infine che alcune criticità nella salubrità dell’aria segnalate dai comandanti di sei nostre basi all’estero non sono state ancora monitorate, senza che ne sia stato chiarito il motivo.
Giuseppe Seviroli
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