Sandro Marcucci fu uno dei primi a far entrare i sindacati nell’ambiente dell’Aeronautica dove fu protagonista di scontri feroci, era un Militare che aderì al Movimento Militari Democratici; POCHI MESI PRIMA DI MORIRE, in un convegno politico del Novembre 1991, ad inizio del suo intervento, disse: “ voglio rinnovare con lui un sogno che noi negli anni 1976- 1981 come rappresentanti dei Movimenti Democratici dei Militari abbiamo pagato. Mi riferisco a quel Movimento, qui c’è molta gente che ha fatto Giurisprudenza, quel movimento che ha creato da cittadini, non da militari e ha fatto in modo di scrivere sulla propria pelle la Legge dei Principi sulla Disciplina che poi il Parlamento ha giocato come ha giocato” . Marcucci aveva cose da dire a chi indagava sulla strage di Ustica. Stava per essere convocato come testimone insieme a Silvio Lorenzini, il 2 febbraio 1992 stava sorvolando le apuane quando il loro Piper precipitò e morirono entrambi. Il PM di Massa Carrara ha disposto poche settimane fa la riesumazione delle salme. Anche Ivo Nutarelli e Mario Naldini erano due piloti dell’Aeronautica. Anche loro vittime di un incidente aereo a Ramstein in Germania. Facevano parte delle Frecce Tricolori. Con loro morì anche il capitano Giorgio Alessio. A Ramstein, il 28 agosto 1988, l’ incidente aereo causò una strage, 67 morti e 346 feriti. La relazione dell’Aeronautica non lasciò dubbi, fù un incidente provocato da un errore di Nutarelli. Un avvocato siciliano che da 15 anni segue un comitato dei parenti delle vittime della strage di Ustica sta cercando di far riaprire un caso che ha sullo sfondo uno dei misteri d’ Italia più dolorosi del nostro paese. L’avvocato Osnato presenterà a breve una memoria difensiva alla procura di Roma per riabilitare la figura di Ivo Nutarelli, così come chiesto dal fratello del pilota, Giancarlo, che da anni si batte perché la verità venga fuori . “ A Ramstein , dice l’avvocato Osnato, si è trattato di un omicidio e non di un incidente, Nutarelli era capace di correggere con una sola manovra un eventuale errore commesso in volo. Aveva alle spalle oltre 4.000 ore di addestramento. Le nostre perizie ci dicono che sul quel Macchi MB-339 il solista, di manovre corrette ne fece ben sette. Segno che il suo aereo non rispondeva ai comandi ”. Per il pool di periti che sta lavorando al caso Ramstein quello non fu un errore umano come ha certificato frettolosamente un indagine militare. C’è un filo che tiene unite 2 tragedie ( Ustica e Ramstein ) un filo che passa da Grosseto Aeroporto Militare e Poggio Ballone centro radar. Il 27 Giugno 1980, la sera della strage, gli stessi Nutarelli e Naldini si alzano in volo dall’Aeroporto di Grosseto … leggi tutto
L’avvocato Osnato spiega : “ Dai tracciati radar emerge che il loro aereo, un caccia F-104, per un tratto si pone al fianco del DC9. I due piloti si alzano in volo alle 19.30 e rientrano alle 20.45. In volo c’era anche un altro caccia guidato da Aldo Giannelli, i due caccia hanno volato per qualche miglio sulla scia del DC9, fino a 10 minuti prima che l’aereo si inabissasse nelle acque di Ustica. Durante quel volo, dal caccia di NUtarelli e Naldini, partono due “ squoccate” 2 segnali di allarme. Secondo la ricostruzione successiva i piloti avrebbe visto un altro, se non altri aereida guerra nel corridoio civile. C’è chi parla di un MIG Libico e chi invece sostiene che ci fossero aerei militari Francesi o Americani. Quello che è certo, dice Osnato, è che i piloti lanciano un segnale d’allarme perché hanno visto qualcosa. Qualcosa che racconteranno poi al Colonnello Pierangelo Tedoldi, che sarebbe diventato di li a poco il comandante della Base di Grosseto. SAREBBE. Perché il 3 Agosto Tedoldi muore in un incidente stradale sull’Aurelia mentre viaggiava con la moglie Giuliana Giustini e con i figli Davide ( 14 anni ) , morto insieme al padre e Gabriele. Ivo Nutarelli, spiega l’avvocato Osnato, qualche volta pare avesse detto alla compagna di voler raccontare quello che era successo la sera del 27 Giugno. Il giudice Rosaro Priore, di Nutarelli e Naldini scrive: “ erano certamente a conoscenza di molteplici circostanze attinenti al DC9 di Ustica”. I nomi entrano nell’inchiesta solo 8 anni dopo, quando ormai i 2 piloti sono morti. La pista Grossetana, i tracciati di Poggio Ballone, la centralità di quell’esercitazione nell’affare Ustica arriva nel 1988 con la testimonianza, davanti al giudice Bucarelli, del capo cronosta del Tirreno Claudio Bottinelli. IL 12 Agosto i carabinieri vanno a Poggio Ballone a sequestrare i tracciati radar. Sedici giorni dopo i due piloti muoiono in Germania, a Ramstein.
Tratto da un articolo de – IL Tirreno – di Francesca Gori